La festa del ritorno
- Autore: Carmine Abate
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2014
“La festa del ritorno” (Mondadori) è un racconto del 2004 ripubblicato nel 2014, ambientato ad Hora, nome di fantasia, che rappresenta il paese di origine dell’autore, premio Campiello nel 2012 con "La collina del vento". Carmine Abate ha vissuto sulla propria pelle l’emigrazione; vive in Trentino ma è nato nell’entroterra calabrese, in provincia di Crotone a Carfizzi, paese arbëresh. Il tema lacerante dell’emigrazione fa da sfondo al racconto: il lavoro manca e
“Parti, naturalmente, come sono partito io e tanti giovani del paese, ché non avevamo scampo. Il lavoro di contadino, con quel poco di terra che abbiamo, ci bastava appena per non morire di fame. Avevamo case piccole come zimbe, vecchie e senza comodità. E non ci voleva molta spertizza a immaginare che voi figli avreste fatto la nostra stessa vita caprigna. Mentre il mondo progrediva”.
La lingua usata dall’autore è un intreccio di lingue, nel perfetto italiano si adagiano il dialetto calabrese e l’arbëresh. Carmine Abate ci fa sentire il profumo, il respiro, i sapori, le emozioni e i colori della sua terra. È presente l’amore per la figura del padre, della madre, dei nonni, in definitiva il legame profondo con la famiglia intera, cagnolino compreso.
Il protagonista è Marco, un bambino, che con trepidazione e intensità vive il momento in cui il padre fa il grande ritorno a casa. È un romanzo di formazione in cui l’io narrante è proprio Marco che vive da ometto responsabile la relazione con la sorellastra Elisa e, da bambino capriccioso, una malattia e l’immediato periodo che la segue.
“La festa cominciò in piazza non appena lui scese dalla corriera. La festa del ritorno di mio padre e, insieme, quella del Natale. Era carico di regali per tutti: per i parenti, gli amici, i vicini di casa, per me, la Piccola, la nonna e la mamma. Non aveva dimenticato nessuno. A Elisa, il regalo più bello: una macchina da scrivere portatile, che le sarebbe stata utile, disse mio padre, in vista della tesi di laurea. (…) La nostra casa era affollata di gente che veniva a salutare lui e faceva gli auguri di buon Natale alla nostra famiglia. Tutti i vecchi del Palacco ricevettero un pacchetto di sigarette francesi, tutti i bambini una stecca di cioccolato francese, tutte le donne almeno due paia di calze di nylon. E tutti ringraziarono il compar Tullio, l’amico Tullio, Tullio il cugì, il nipote, il bir, «grazie, grazie», cento volte e più”.
Marco, come il padre, arrivato alla maggiore età, fa la valigia e parte.
La festa del ritorno
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