La moneta di Akragas
- Autore: Andrea Camilleri
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2010
«“Non le sembra una strana coincidenza?”
Non è una parola che gli piace.
“Io non credo tanto alle coincidenze.”
“Non ci crede?!”
“Mi correggo: esistono sì, ma siamo noi che le vediamo come tali.»
(La moneta di Akragas - Andrea Camilleri)
406 a.C.: Akrgas (nome dell’antica Agrigento) cade in mano ai Cartaginesi
e un mercenario di nome Kalebas, scappando per salvarsi dall’eccidio, viene morso
da una vipera durante la fuga e muore gettando in aria un sacchetto pieno di monete.
1908 d.C.: un’altra città siciliana, Messina, viene distrutta, ma stavolta per cause naturali. Una serie di vicende
drammatiche legate a questo avvenimento portano alla luce una delle monete che secoli prima appartenne
a Kalebas. La moneta di inestimabile valore finisce nella mani dello Zar, grande collezionista di monete...
1909 d.C.: un’altra moneta viene trovata da un contadino che vorrebbe regalarla al suo medico curante per sdebitarsi, ma una serie di vicende rendono impossibile l’impresa.
Senza scomodare strani oggetti fatati tipici di una certa tradizione letteraria, Camilleri riesce a porre al centro del suo romanzo qualcosa di materiale in grado di
cambiare gli eventi, positivamente o negativamente, a seconda di chi ne viene in possesso.
Intorno a questo oggetto, con la sua grande capacità narrativa, l’autore dà vita a importanti riflessioni sulla relatività del possesso, sul significato del premio e sulla forza del potere che unito alla ricchezza
obbliga a sottostare al volere di chi lo possiede.
Ancora una volta, Camilleri è in grado di descrivere splendidi scorci della sua terra, narrando vicende
che aprono finestre su realtà temporali lontanissime che restano, però, metafore dei nostri giorni.
Con l’abituale qualità linguistica, l’autore fa viaggiare indietro nel tempo sottolineando che i romanzi storici
restano i suoi veri capolavori.
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L’idea iniziale è mia (La scoperta dell’antica moneta che era sotto terra, l’antico soldato greco in fuga dalla guerra, il morso della serpe e la conseguente morte dopo atroce agonia dell’uomo, ). Da una mia vecchia poesia con tanto di copyright:
Eden
…
Vorrei scavare
nella sabbia
e trovare tesori
del passato.
E tu mi dici
scoprirai
bianche statue
e pietre
e conchiglie
e le monete d’oro
del soldato greco
in fuga
dalla guerra.
Dove si nascose?
Seguiamo il sentiero
fra i boschi di eucalipto
e cespugli
di mirto, ginepro e cisto.
Fermiamoci
dove lui riposò
e una serpe lo morse
al collo.
La sua agonia fu atroce.
Morì accanto
agli oleandri bianchi
e ad un favo di miele,
udendo canti
di tordi, verdoni,
picchi e ghiandaie.