La vampa d’agosto
- Autore: Andrea Camilleri
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2006
In Sicilia d’estate si muore di caldo. L’afa aderisce al respiro e spossa anche la coscienza. La calura è opprimente, onnipotente. Le mutande si appiccicano al culo e diventa difficile anche pensare. Ne sa qualcosa il commissario Montalbano, costretto a scontare la morsa del pieno agosto, nel suo ufficio di Vigàta. Elementi apparentemente circostanziali, premesse significative, che ci danno il senso del racconto che sta per iniziare. Ma la vera storia, quella dei misteri, del pathos e dell’indagine,
comincia con l’insofferenza maschile di un dialogo coniugale al telefono. Livia – gergalmente definibile come la donna del capo – redarguisce il povero diavolo con gli strali della provocazione. La ragione è pretesa tutta da una parte: ancora una volta il lavoro di poliziotto cancella le normali esigenze della coppia. Nessuna vacanze per i due, come sempre. Montalbano non ha scampo. Per risollevare le sue sorti e tornare alla pace, deve superare una prova difficile, anzi difficilissima: affittare, a pochi giorni dal ferragosto, un villino sul mare per Livia e la sua amica Laura - con pargolo e marito -.
"Mai perdere la speranza" ci direbbe il saggio biblico di turno o l’ottimista per natura e stavolta il commissario viene baciato da una sorte comprensiva. L’agenzia Aurora lo informa di una casa disponibile a Marina di Montereale. Da un insospettabile colpo di fortuna nascono però i veri guai: si alza il sipario di un macabro quiz. A villa Pizzo, da subito, appaiono fenomeni inquietanti e malaugurati. Un climax ascendente di disavventure da film horror. È una casa stregata o il covo strategico di un misfatto? Nessun fantasma, nessuna maledizione. Abbiamo un cadavere, personaggi buoni e cattivi, i chiaroscuri di una vendetta e le intuizioni di un segugio professionista.
Camilleri questa volta affida al suo Montalbano un profilo ingrato e mette sui piatti della bilancia luci e ombre dell’eroe. Oltre l’acume dell’ingegno, svela le crepe psicologiche di un uomo di mezza età, a cavallo tra consapevolezza e malinconia. Sfalda la sua integrità e lo depista in false strade di abbaglio emotivo.
Forse il commissario risolverà il caso, ma il rimorso di un errore patetico rimane come macchia indelebile, insuperabile al cronografo della dignità.
La vampa d'agosto
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Abbastanza articolato e complesso, il romanzo La Vampa d’agosto (Sellerio, Palermo, 2006) che ruota attorno all’intreccio affari-mafia-politica. L’indagine poliziesca non è perciò asettica, non concerne soltanto l’individuazione dell’assassino, ma si svolge in un tessuto sociale sfilacciato, i cui mali sdegnosamente turbano la sensibilità sociale di Salvo Montalbano, facendogli venire in mente i celebri versi di Dante sulla “Serva Italia”. Se da un lato vi si può cogliere il deterioramento della
politica italiana, dall’altro il pessimismo conseguente alle difficoltà di perseguire i colpevoli dei cosiddetti reati sociali non è totale, data la presenza di funzionari legati ancora al proprio dovere. Alla loro esemplarità si richiama l’operato del nostro commissario alle prese ora con un’indagine che prende il via dalla scoperta d’un cadavere di donna nascosto nel baule situato all’interno d’un villino abusivo. Nell’intricato dedalo degli infortuni sul lavoro e delle corruzioni si collocano per molti aspetti imprevedibili fatti che mostrano anche la vulnerabilità sentimentale di Montalbano. E’ Adriana a raccontargli che con sua sorella si trasmettevano forti emozioni a distanza. Perciò, aveva saputo della sua morte attraverso una sensazione da lei vissuta come se fosse stata strangolata. Intanto, la forte passione di lui si manifesta nel conflitto tra la coscienza che gli vuole impedire di fare all’amore con la ventenne Adriana (…può essiri tò figlia), che lo incoraggia in maniera
disinibita, e il cedimento alle pulsioni dell’es. Nella casa di Marinella dove lei va a trovarlo, Montalbano sprofonda nella gran vampa d’agosto: metafora, questa, non soltanto del caldo torrido di Sicilia, ma anche
dell’irresistibile richiamo erotico che in lui cresce sempre di più. E’ la sera precedente all’attuazione del piano architettato per incastrare l’assassino che i due s’accoppiano. Poi il dilemma. Una domanda non lo lascia in pace: se non avesse avuto cinquantacinque anni, avrebbe saputo dire di no a quel suo cedimento?
"Sì, avrei saputo diri di no. Del resto, era già capitato".
Egli aveva compreso che si era lasciato trasportare dalla seduzione per reagire all’età che avanzava e gli pesava. Per sentirsi ancora giovane, soprattutto. L’epilogo del giallo, inaspettato e tragico, mostra un commissario da lei raggirato, e viene fuori un suo profilo cosparso
di debolezze e di autoinganni:
"Piange ora Montalbano per la raggia, per l’umiliazione, per la vigogna, per la sdillusione, per l’orgoglio ferito".
E piange perché, da innamorato, era stato un pupo nelle sue mani:
"Tutto un teatro, tutta una finzione.
E lui, vecchio, allucinato dalla billizza e perso darrè a quella gioventù che l’imbriacava, c’era caduto, a cinquantacinco anni sonati come un picciliddro.
Natava e chiangiva".