Lo zio Bernac alla corte di Napoleone
- Autore: Arthur Conan Doyle
- Genere: Avventura
- Casa editrice: Donzelli
- Anno di pubblicazione: 2011
Arthur Conan Doyle ha pubblicato questo esilarante romanzo storico, pieno di ironiche avventure rocambolesche, nel 1897. Era già nato l’altro personaggio mitico, il brigadiere Gerard, bellissimo e coraggiosissimo ufficiale protagonista di una serie di romanzi che l’autore aveva scritto in alternativa a quelli polizieschi che avevano per protagonisti il duo celeberrimo di Sherlock Holmes e il dottor Watson.
L’interesse dello scrittore inglese per l’epopea napoleonica è profonda, ma anche estremamente critica: si capisce nelle righe del romanzo quanto il pretesto narrativo nella ricostruzione storica è sempre funzionale all’ironia, al sarcasmo nei confronti dei francesi, in modo particolare della nuova aristocrazia nata dall’ambizione del piccolo ufficiale corso di voler creare una nuova classe dirigente in sostituzione della vecchia aristocrazia borbonica legata all’Ancien Régime. Il giovane protagonista della storia è l’erede di una grande casata francese riparato in Inghilterra dopo i fatti dell’89. Louis de Laval è stato costretto a vivere da emigrato, mentre i beni della sua famiglia, soprattutto il castello di Grosbois, sono passati nelle mani di uno zio, Bernac, losco figuro che tende una trappola al giovane per richiamarlo in patria e farlo sposare con sua figlia, la bella ed enigmatica Sybille, in modo che non abbia a pretendere la reintegrazione dell’eredità usurpata.
Il libro è piacevole non solo per le rocambolesche avventure in cui si trovano coinvolti i diversi personaggi, ma soprattutto per la ricostruzione della corte imperiale acquartierata presso Boulogne, in attesa dell’imminente invasione dell’Inghilterra. Questa non è mai avvenuta, ci racconta il narratore de Laval, ma l’incontro con Napoleone, la bella Giuseppina, Carolina, Paolina e Madame Mère Letizia Bonaparte, i vari generali Junot, Ney, Bernadotte, Murat, il ministro Talleyrand, le guardie imperiali e il loro rigido cerimoniale, gli intrighi, le falsità, il terrore che Napoleone è capace di suscitare in chi non ubbidisce a qualunque suo ordine, ne fanno un romanzo nel romanzo originale e coinvolgente. Il piccolo despota corso pronuncia frasi apodittiche, impone a tutti la sua logica dittatoriale, eppure è misteriosamente amato e quasi venerato dai suoi soldati.
Conan Doyle afferma che Napoleone
“afferrava il cuore della questione con la stessa decisione che gli faceva puntare subito sulla capitale del nemico… L’anima di un poeta e la mente di un uomo d’affari è la combinazione che può rendere un uomo un pericolo per il mondo”
Giudizi sul personaggio che risentono dell’antipatia che gli inglesi hanno nutrito per il loro potenziale nemico.
Louis de Laval si metterà poi al servizio dell’imperatore e gli resterà fedele fino all’esilio, consentendogli di commentare, molti anni dopo i fatti narrati:
“C’è chi ha scritto per lodarlo e chi per biasimarlo. Da parte mia, non ho tentato di fare né una cosa né l’altra, ma solo raccontare l’impressione che mi fece in quei giorni ormai lontani in cui a Boulogne era accampato l’esercito che doveva invadere l’Inghilterra”….
Conan Doyle si mette sulla scia di Manzoni, di Tolstoj, di tutti gli scrittori che hanno trovato Napoleone sulla loro strada, ma lo fa con grande leggerezza, ironia e spirito critico, facendoci divertire.
Lo zio Bernac alla corte di Napoleone
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