Lulù Delacroix di Isabella Santacroce

La protagonista di questo libro di Isabella Santacroce, Lulù Delacroix (Rizzoli, 2010), è una bambina particolare. Molto particolare.

“La dolcezza ottiene più della violenza.”
Jean de La Fontaine

Chi è Lulù Delacroix? Semplice: una bambina. Una bambina bella ma sfortunata.
Il motivo? Presto detto. Lulù non ha capelli, ha due occhi grandi grandi e la pelle bianchissima. Ed è appena nata.
Le cose cambieranno, dicono. Ma non sarà così, di conseguenza i genitori la tengono nascosta per un po’, inventando scuse a dir poco patetiche.
Poi Lulù inizia a parlare.
E si esprime in un modo particolare, per usare un eufemismo.
E ora? Presentare questa bambola difettata alle persone di Perfect City (il nome è tutto un programma) non è fattibile.
E non si può certo rimandarla al mittente.
Quindi? Nessuno l’accetterebbe e nemmeno in famiglia la nostra piccola meraviglia non è proprio ben vista.
Unica soluzione: Lulù non uscirà di casa. MAI. Fine della storia?
Dal punto di vista della famiglia sì; ma non da quello di Lulù, che inizierà a vedere un universo fantastico e meraviglioso in cui lei non sarà più la reietta ma la protagonista.
E con lei Mimì, una bambola che non è una mera fotocopia di altre sue simili, proprio come Lulù per i suoi coetanei.
Mimì trascinerà Lulù in un viaggio, il più importante della sua vita. E alla fine di quel viaggio…cosa accadrà?

Isabella Santacroce ci porta in un labirinto oscuro e luminoso al tempo stesso e lo fa con una storia che partirà in sordina prima di esplodere in mille pezzetti, ricomporsi ed esplodere di nuovo, in pezzi diversi e in direzioni differenti rispetto a prima.
Se conoscete lo stile geniale di questa autrice sapete bene cosa aspettarvi, se invece questa è la sua prima opera che vi apprestate a leggere… tanto meglio, lo sgomento sarà totale.
Uno stile che ha conquistato migliaia di persone e che continua a farlo, personaggi che definire “sopra le righe” sarebbe riduttivo e scenari magici e inquietanti, questa la firma di Isabella Santacroce.
Una firma che sarà come un tatuaggio marchiato a fuoco sulla pelle, all’inizio brucerà un po’ ma poi saremo orgogliosi di sfoggiarlo.
E, soprattutto, di averlo sempre con noi.