Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci
- Autore: Oriana Fallaci
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2004
Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci (Rizzoli, pp. 126, 2004) è l’ultimo libro scritto dalla grande giornalista, scrittrice e partigiana fiorentina da giovanissima. A quindici anni militava tra le brigate "Giustizia e Libertà" del Partito d’Azione, insieme al padre. Quest’ultimo venne arrestato e torturato dai fascisti a "Villa Triste". Poi rilasciato. Oriana trasportava munizioni da una parte all’altra dell’Arno, ricorda in queste pagine infuocate, sotto le bombe, nel punto in cui il fiume era in secca. La morte la conosce da tanto, non la teme, sebbene il tumore al polmone e alla trachea, di cui parla senza reticenza, la stia inesorabilmente consumando.
Scrive di sé una sintetica e scarna biografia, ma l’intento non è questo. Vuole innanzitutto non essere fraintesa, dopo i grandi insulti pubblici ricevuti durante le manifestazioni della sinistra italiana. A Firenze nei cortei circolavano cartelli con le ingiurie "Oriana puttana", "Fallaci fascista".
La scrittrice mette in guardia i malati di tumore, raccomanda loro di non interrompere mai la terapia. Cosa che lei ha fatto per correggere le bozze dei suoi ultimi libri, suscitatori di aspre polemiche. Quando ha ripreso le cure era ormai troppo tardi, il danno era fatto. Si è spenta nel 2006.
La vediamo in quarta di copertina, occhi penetranti, lineamenti volitivi che sembrano scolpiti nel marmo. È un’amazzone; ribadisce fermamente le sue idee:
"guai se il mio orgoglio patriottico viene ferito."
Più che per il suo cancro, piange senza lacrime per un altro cancro, quello politico che secondo lei ammorba l’Europa e l’Italia, per il quale inventa un neologismo: "Eurabia", ossia il collaborazionismo con l’Islam e la mutazione etnica in atto. Prevede le grandi ondate migratorie dal mondo musulmano, di cui vede il pericolo per la nostra identità e cultura. Nel tempo in cui scrive, in Europa entravano cinquecentomila clandestini all’anno. Considera difettosa la legge Bossi-Fini perché all’articolo 13 prevede, in maniera incostituzionale, che un clandestino senza permesso di soggiorno non possa essere espatriato, mentre un cittadino italiano senza documenti viene incarcerato.
Sebbene il libro sia denso di torture compiute ovunque dagli islamici sui prigionieri, durante la seconda guerra in Iraq, di fronte a quelle efferate perpetrate dagli Americani e dalla Cia nel carcere di Abu Graib, la scrittrice rimane profondamente scossa e vorrebbe restituire al signor Rumsfeld il suo permesso di soggiorno perpetuo a New York, ma si ferma e cambia decisione. Il motivo sta nel fatto che in Italia furono negati i funerali di Stato e la camera ardente a Quattrocchi, guardia privata italiana, martire trucidato.
Con molta imparzialità considera Bush poco intelligente, perché
"la democrazia non si può regalare come una scatoletta di cioccolata. La democrazia bisogna conquistarsela".
Per definirla riprende il pensiero di Tocqueville:
"Sono due i concetti su cui si basa la democrazia: il concetto di Uguaglianza e il concetto di Libertà."
Chiarisce che l’uguaglianza è giuridica, di fronte alla legge godiamo degli stessi diritti ma ciò non elimina la valutazione dei meriti. Afferma che il collaborazionismo dell’Eurabia taglia le palle all’Uomo, scritto con la maiuscola. Considera Yeltsin soltanto un ubriacone. Nessun "leader" europeo, secondo Oriana, ha la statura di essere tale. Gli unici "leader" nel mondo sono per lei Bin Laden e papa Wojtyła. Certo non ne condivide le idee. Loda l’intelligenza di Sgarbi, anche quella di Berlusconi, ma stigmatizza il suo narcisismo e constata che non è in grado di creare una classe politica dirigente. Ricorda Berlinguer come un gentiluomo, ha affetto per Nenni. Stando così le cose si è rifiutata di votare, non riconoscendosi in nessuno, né a destra né a sinistra. La sua non è indifferenza, tutt’altro.
"Sono troppi quelli che tacciono. Che la pensano come me, ma hanno paura di dire ciò che dico io. [...] la loro paura è la stessa paura, la loro furbizia è la stessa furbizia con cui negli anni Venti poi negli anni Trenta del Novecento i loro nonni accolsero il fascismo e il nazionalsocialismo e il bolscevismo."
Quanta lucidità!
Un solo appunto e non da poco: nel libro non viene mai nominata la parola petrolio. Questo vuol dire molto. Oriana non si occupa di economia e finanza, per sua stessa ammissione non ne ha la competenza. È un peccato. I rapporti tra l’Occidente e il resto del mondo si giocano soprattutto sull’oro nero.
Intervista con il potere
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