Parlo d’amor con me
- Autore: Paola Calvetti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2013
Parlo d’amor con me. Vita e musica tra le mura di casa Verdi, edito da Mondadori, è un romanzo raffinato, piacevolissimo, intelligente, originale. Questi sono i primi aggettivi che trovo per definire il libro che Paola Calvetti ha dedicato alla casa di riposo per musicisti che Giuseppe Verdi volle per chi, meno fortunato di lui, aveva dedicato alla musica la sua stessa passione e la vita intera.
A Milano, a Casa Verdi, Ada, la narratrice, è la domestica. Come nel celebre racconto di Flaubert, “Un cuore semplice”, anche qui l’autrice sceglie di mettere in bocca all’umile cameriera gusti e raffinatezze inattese. Ada è l’angelo custode dei vecchi musicisti, quasi tutti ottuagenari, che hanno scelto di finire i loro giorni in questa residenza straordinaria, dove tutto risuona degli echi verdiani, mentre lei, tra una spolverata e una rigovernatura in cucina, con un walkman in tasca celato tra le pieghe del grembiule, ripete brani e romanze che sono ormai diventate la sua vera ragione di vita. Sì, perché Ada, orfana precoce, muta e timidissima, mai sposata, è arrivata a ventidue anni e ha trovato nella Casa Verdi accoglienza e uno scopo per un’esistenza che altrimenti sarebbe stata davvero sterile; invece, accompagnando i suoi ospiti, spiandoli non vista, ascoltandoli e imitandoli, interrogandoli sulla loro vita artistica, spolverando pianoforti, verticali, mezza coda e gran coda, riordinando spartiti, pian piano si è costruita una vasta cultura operistica e un’abilità canora inaspettata e imprevedibile. Conosce a memoria i libretti delle opere del Maestro, prova a cantarne in segreto le romanze e le arie più celebri, anche se il suo corpo sgraziato sembra averle precluso per sempre ogni possibilità di esibizione pubblica.
Il romanzo si sofferma sulla vigilia del matrimonio tardivo fra Giacomo e Clara, due degli anziani ospiti. Tutta Casa Verdi si prepara ad un evento insolito, che non parla di morte, come inevitabilmente troppo spesso avviene, piuttosto guarda al domani con fiducia. Dunque, dopo la celebrazione religiosa delle nozze nella Cappella della Casa, ci saranno esibizioni musicali da parte dei vari ospiti e la sorpresa sarà proprio la performance inattesa di Ada, che conclude con commozione il romanzo. Tuttavia al di là della storia, pur tenera e intensa, sono straordinarie le memorie dei vari personaggi che raccontano ad Ada, tanto è una semplice domestica incapace di comprendere davvero, successi e delusioni della loro vita artistica: bellissima la testimonianza di Luisa, che era stata la Annina, la cameriera di Violetta, nella celeberrima edizione della Traviata alla Scala con Maria Callas, regia di Luchino Visconti. Sia la divina Callas, sia il maestro Giulini, sia il famoso regista avevano elogiato la comprimaria Luisa per la sua interpretazione di un ruolo minore, sì, ma senza i comprimari non si possono mettere su grandi spettacoli, conclude fiera la ormai anziana cantante.
La Scala, Giuseppe Verdi, gli orchestrali, i solisti, le maestre, le ballerine, i cantanti, questi personaggi hanno fatto grande l’Italia della musica: tutti questi vecchi musicisti hanno fatto tournée in tutto il mondo, applauditi nei teatri, alla radio, attraverso i milioni di dischi venduti. La grandezza di Verdi e di Giuseppina Strepponi fu proprio nell’aver intuito quanto fosse importante una casa di riposo per musicisti, in modo che quel patrimonio di cultura e di armonie non andasse perduto quando i suoi interpreti non fossero stati più attivi, ma continuasse a perpetuarsi in un luogo dedicato alla musica e ai suoi interpreti. Oggi che gli artisti in età anziana debbono spesso rivolgersi alla pubblica carità e sopravvivono solo grazie alla legge Bacchelli, un’istituzione come Casa Verdi è un faro a cui ispirarsi. Un grazie a Paola Calvetti per averci raccontato nelle pagine del romanzo, con l’eleganza della grande narratrice, una realtà dal grande valore culturale, troppo spesso misconosciuta o peggio dimenticata.
Parlo d'amore con me: Vita e musica tra le mura di Casa Verdi
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Giuseppe verdi da sempre ci ama tutti.
“Tutti noi con una vita segreta dietro la maschera di scena, tutti noi nati diversi, perché lo sapeva bene lui, diventato tanto, ma tanto ricco, cosa significava essere nati artisti e poveracci o finiti sfortunati oppure essersi mangiati il patrimonio cantando e suonando, senza pensare al dopo.”
Milano, Casa Verdi.
Casa Verdi è un ricovero speciale: i suoi ospiti non sono anziani musicisti, sono i bimbi sperduti di Peter Pan diventati vecchi. Artisti che hanno volato sulle ali della musica, hanno volteggiato sulle punte o hanno danzato tra gli astri, cantando le arie più celebri delle opere liriche più belle, e ora si sono ritirati dalle scene, pur continuando ad essere agitati dalle loro inestinguibili passioni.
La vecchiaia sembra costringerli in un’immobilità di ghiaccio (un po’ sordi, un po’ ciechi, un po’ artritici), ma dentro di loro il fuoco continua a divampare.
A Casa Verdi cercano riparo anche giovani appassionati di musica, allievi pianisti e cantanti, ballerine che vogliono salutare l’anziana maestra.
E a Casa Verdi c’è pure la servitù. E Ada.
Casa Verdi, Milano.
Milano è una città che non ti aspetti. Dietro il grigiore dei palazzi, sotto il cemento delle strade, avvolto dalla famigerata nebbia, confuso tra il clangore dei clacson, a Milano pulsa il cuore di una città invisibile.
Milano era la città di Verdi, di Strehler, dei fratelli Colla, di Giulio Ricordi, tanto per fare qualche nome. È la città del Piccolo Teatro, del Teatro dell’Arte, della Scala e del Conservatorio. È una città di artisti e racconti. E chi sono gli artisti? Forse l’immagine più bella per descriverli ce la regala De Sica: uomini e donne, ai quali basta una semplice scopa per volare a cuor leggero, tra le guglie del Duomo, in un cielo “Così bello quando è bello”…
È la città per Ada.
Sospeso tra segreti e confessioni, rimembranze e lapsus, ricordi e sorprendenti progetti (due ultra-ottuagenari si preparano al matrimonio), questo romanzo della Calvetti è un piccolo capolavoro, un libro piacevole come una cioccolata calda, un racconto leggero e sconvolgente come il battito d’ali di una farfalla.
Voce narrante: Ada. Sospesa, anche lei, tra l’umiltà quotidiana della sua vita da cameriera e l’eccezionalità della cantante d’opera; una meravigliosa cantatrice di piccole storie, bislacca come il Cherubino delle “Nozze di Figaro”, duplice come questo personaggio di Mozart, ora ragazzo ora fanciulla.
Ada ci svela un segreto per assaporare la vita:
“Parlo d’amor con me”.