Terrarossa
- Autore: Gabriella Genisi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sonzogno
- Anno di pubblicazione: 2022
La recensione di Roberto Baldini
La schiavitù non deve esistere: Terrarossa di Gabriella Genisi (Sonzogno, 2022) si innesta su questo principio indiscutibile.
Il romanzo è ambientato a Bari, in estate. Ad agosto, per la precisione. Lolita Lobosco, la Commissaria del nostro cuore, si sta godendo delle meritate ferie. Ferie che, inutile dirlo, saranno bruscamente interrotte. Il motivo? Un suicidio.
Roba da poco, verrebbe da dire. Però la vittima, Suni Digioia, era una donna molto in vista, famosa per il suo impegno sociale contro gli sfruttatori degli operai che lavorano nei campi.
E la pista del suicidio verrà ben presto abbandonata, perché nuovi particolari emergeranno, giorno dopo giorno.
Una bella gatta da pelare, per la nostra Lolì, che dovrà pensare anche ai suoi problemi di cuore, perché la sua dolce metà passa metà del tempo ad amarla e l’altra metà a fuggire da lei…
Lolita vincerà anche questa volta? Assicurare gli assassini alla giustizia le riesce sempre, lo sappiamo. Ma per il cuore? Esisterà una cura per il suo, che chiede soltanto d’essere amato?
Gabriella Genisi torna con l’affascinante Lolita e con il suo stile fresco e tagliente al tempo stesso, uno stile che da anni conquista affezionati giorno dopo giorno.
Terrarossa è un po’ romanzo e un po’ giallo, una ricetta con dosi sapientemente miscelate dalla penna di Gabriella. Una penna sincera e educata che però non si tira indietro quando ha qualcosa da dire.
E il tema di questa storia, lo sfruttamento, non era per nulla facile da trattare. Lei, però, è riuscita a donarci una storia intrigante senza cadere in inutili stereotipi, una storia che dirà cose giuste senza però quel senso di superiorità che ci fa sentire inferiori. Questa è la forza di Gabriella: riuscire a parlare col cuore. Perché il cuore lo ascoltiamo tutti. Un dono magnifico.
La recensione di Elisabetta Bolondi
Sembra il solito poliziesco, ambientato a Bari, il nuovo romanzo di Gabriella Genisi, che ha reso celebre il personaggio della commissaria Lolita Lobosco, grazie anche, inutile negarlo, alla fiction televisiva della Rai che ha affidato alla bella Luisa Ranieri il ruolo, riuscito, di protagonista. In realtà Terrarossa (Sonzogno, 2022) è una sorpresa, perché anche se la decisa e brillante Lolita mantiene tutte le sue caratteristiche dei precedenti romanzi (scarpe Loboutin dal tacco vertiginoso, telefonate con Salvo Montalbano, rapporti complicati con la sorella Carmela, ancora più difficili e sempre in bilico con il compagno Caruso, bello e misterioso) qui c’è qualcosa di più e di meglio: un’indagine molto accurata e una denuncia precisa nei confronti del caporalato che in terra di Puglia, provincia di Foggia, tiene in schiavitù centinaia di poveri diavoli immigrati dall’Africa in cerca di una lavoro, segregandoli, torturandoli e troppo spesso uccidendoli nell’ignoranza/indifferenza generale.
La morte, un apparente suicidio, di una giovane e coraggiosa imprenditrice, Suni Digioia, lascia interdetta la poliziotta a cui viene affidata l’indagine, malgrado sia in ferie al mare. La donna aveva avuto una relazione con un uomo in vista della società barese, sposato, fratello di un magistrato: dunque il caso preoccupa le autorità che vogliono risolvere rapidamente l’indagine senza rischio di ulteriori scandali. Ma Lolita dubita che una donna così intraprendente, avviata a un’impresa molto innovativa, amata dai suoi collaboratori e dai tanti dipendenti che aveva posto in una condizione di sicurezza nell’azienda di famiglia, Terrarossa, trasformata in un modello sociale di integrazione dei tanti lavoratori della terra, non più schiavi ma uomini e donne dignitosi, alloggiati e retribuiti come è giusto, sottratti al caporalato e alla delinquenza dei racket, abbia scelto di uccidersi.
Aveva lavorato, Suni, perché non ci fossero più violenza e sfruttamento, non più torture e stupri, prostituzione e fame, ma invece retribuzioni giuste, sicurezza, pulizia, dignità. Tutto questo evidentemente aveva un prezzo, e la morte prima di Suni e subito dopo di un giovane testimone immigrato e integrato, Kenan, anche lui suicida a poche ore di distanza, fanno capire a Lolita che c’è un legame tra le due morti, che non si tratta di suicidi, che dietro c’è qualcosa di molto più grave, un vaso che va scoperchiato.
Gabriella Genisi alterna il tono leggero della quotidianità, i rapporti tra Lolì e la sua famiglia, gli amici e colleghi, le bottiglie di salsa di pomodoro che vanno bollite e confezionate, il desiderio di evasione al mare con il compagno, quando c’è, a un impegno professionale serie e determinato: la poliziotta coraggiosamente si mette in gioco, va fino in fondo, sfidando i suoi stessi superiori, e riuscendo a smascherare il regime di omertà e di connivenza che ruota intorno a una piaga, quella dello sfruttamento dei braccianti stranieri, che, malgrado le leggi, ancora permane con gravi conseguenze sociali nella terra pugliese, e non solo.
In pochi giorni, tra il 2 e il 14 agosto, la commissaria Lolita riuscirà a debellare una piaga, a ridare dignità a una donna coraggiosa, Suni, e a restituire fiducia nella giustizia a chi questa fiducia l’aveva smarrita. Per alleggerire un tema spinoso e violento, l’autrice conclude il suo nuovo romanzo con nuove ricette culinarie: vi consiglio i Panzerotti di zia Liliana, una prelibatezza.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Terrarossa
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