Troppu trafficu ppi nenti
- Autore: Andrea Camilleri
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2011
“Troppu trafficu ppi nenti” di Andrea Camilleri e Giuseppe Di Pasquale è la traduzione in dialetto siciliano e, più precisamente, messinese, della commedia “Molto rumore per nulla” di William Shakespeare. Da cosa ha origine questa splendida idea? Da un’ipotesi secondo la quale Shakespeare sarebbe stato un siciliano nato intorno al 1564: di religione quacchera e perciò perseguitato in epoca controriformista, sarebbe stato costretto a scappare dalla Sicilia e a rifugiarsi in Inghilterra. Michele Agnolo Florio sarebbe stato il suo nome. Il giovane siciliano avrebbe peregrinato in Sicilia e poi, passando per Venezia, sarebbe giunto in Inghilterra e, per meglio sfuggire alle persecuzioni, avrebbe usato il cognome della madre, Scrollalanza che, tradotto, sarebbe diventato Shake-scrolla speare-lancia, quindi Shakespeare, cioè scrolla la lancia. Il nome William sarebbe stato quello che avrebbe preso a Stratford on Avon da un oste che, forse parente di sua madre, lo avrebbe così affettuosamente chiamato per ricordare un suo figlio morto.
Che questa storia sia vera o meno, Andrea Camilleri e Giuseppe Di Pasquale traducono in maniera magistrale non solo la lingua, ma anche le caratteristiche del popolo isolano nel loro lavoro:
“Poiché non c’è nulla di più meravigliosamente siciliano che il poter complicare, da un dato semplice, una vicenda fino a farla diventare surreale. Ecco, questo ‘Troppu trafficu ppi nenti’ è il modello eterno di un carattere terribilmente semplice, come quello siciliano, che ama complicarsi l’esistenza in un continuo arrovugliarsi su se stesso”.
Gli intrighi e le tresche entrano nel vivo del gioco delle schermaglie amorose e del gioco delle coppie che si ravvivano con il mistero del testo scritto dal siciliano a cui potremmo per un po’ credere soprattutto quando tutto diventa così intricato fino a dissolversi completamente nel finale, con una caratteristica che l’uso della lingua messinese rende più veritiera. Leggendolo potrebbe risultare difficile seguire letteralmente il testo, ma il senso complessivo del contenuto è di facile comprensione e, dove dovesse risultare ancora oscuro, si potrebbe sempre approfittare della traduzione di Shakespeare riportata nel libro. Nell’introduzione gli autori spiegano:
“È un gioco dell’antiamore che Shakespeare/Scrollalanza vuole raccontarci. È un gioco di un mondo che qui noi vogliamo raccontare. Un mondo collocato nell’esotico di un tempo senza storia, nell’esotico di una storia senza luogo: Messina appollaiata nel meridiano di Baghdad, con il suo crocevia di contaminazioni. In questo mondo amori e disfide si trafficano tra una guerra e l’altra. Facendo e disfacendo anime e onori come si intrecciano i passi di un sirtaki esercitato”.
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