Un ideale per cui sono pronto a morire
- Autore: Nelson Mandela
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Garzanti
Nelson Mandela è stato un grande uomo politico che ha lottato contro l’apartheid e per questo ha scontato ventisette anni di prigione. Mandela è nato sulle colline del Transkei, in quella che oggi è la Repubblica del Sud Africa. La sua famiglia è quella dei Thembu e lui è destinato ad avere un ruolo importante nella sua tribù. Studia da missionari che aggiungono il nome Nelson per ricordare l’ammiraglio britannico Horatio. A Johannesburg diventa avvocato. Aderisce all’African National Congress e contribuisce alla fondazione dell’Unkhonto we Sizwe, organizzazione militare segreta che passa alla lotta armata. Nel 1963 è arrestato e condannato all’ergastolo a seguito dell’accusa di alto tradimento e terrorismo. La sua liberazione, caldeggiata da tutto il mondo, avviene nel febbraio del 1990.
Il libro Un ideale per cui sono pronto a morire propone il discorso che Mandela pronunciò a sua difesa il 20 aprile del 1964 al cosiddetto “processo di Rivonia”, Nella sua difesa per l’uguaglianza e la libertà contro l’apartheid Nelson Mandela dichiara, alla fine del lungo e articolato discorso:
“Se sarà necessario, è un ideale per il quale sono pronto a morire”.
Rivendica in maniera reiterata il diritto della popolazione nera sudafricana a opporsi al regime che l’emargina e la sfrutta, creando abnormi differenze tra le razze. All’inizio del discorso si avverte immediatamente la fierezza e l’orgoglio che contraddistingue Nelson Mandela. A scanso di equivoci, precisa di essere un laureato, un avvocato, e di avere delle posizioni e delle idee assolutamente personali:
“Ho fatto quel che ho fatto, sia a titolo personale sia come leader della mia gente, spinto dalla mia esperienza in Sudafrica e dalle mie radici africane, di cui vado fiero, e non certo da quello che può aver detto un estraneo qualsiasi”.
In più punti del suo discorso precisa questa sua autonomia di pensiero che lo porta a conoscere e apprezzare anche i testi marxisti ma a non riconoscersi con essi, né con i regimi comunisti. Difatti nel suo discorso:
“Lo scopo primario del Partito Comunista era l’eliminazione dei capitalisti e la loro sostituzione con un governo formato dalla classe operaia. Il Partito comunista mirava a sottolineare le differenze di classe, mentre l’ANC ambiva ad armonizzarle. Questa è una distinzione fondamentale”.
In merito alla collaborazione con il Partito Comunista, precisa che collaborazione per il raggiungimento di un obiettivo comune non vuol dire condividerne totalmente gli ideali e, per questo, argomenta con acutezza, non si può certo dire che la collaborazione tra gli USA, l’Unione Sovietica e la Gran Bretagna nella lotta comune contro Hitler, volesse significare che Churchill e Roosevelt fossero comunisti o che i loro stati si stessero preparando a diventare paesi comunisti. Quello che ribadisce è il suo unico ideale, quello della giustizia e la pace, la libertà e l’uguaglianza per il suo popolo. La sua vita dopo la sua liberazione e la sua elezione a primo presidente nero dell’Africa dimostrano la sua straordinaria caratura di statista che riesce ad evitare scontri tra etnie e a traghettare il suo Paese verso la modernità, mostrando al mondo la sua alta statura morale e la coerenza con l’ideale che lo hanno sostenuto nei lunghi anni di prigionia. Un vero meritato premio Nobel che è in grado di mettere in pratica le idee di pace e giustizia anche quando diventa potente.
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