Will del mulino
- Autore: Robert Louis Stevenson
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
Il viaggio è un tema ricorrente in letteratura e continua a essere di grande attualità, sia quello che in modo concreto una persona compie spostandosi da un luogo a un altro, che quello interiore che avviene dentro noi stessi, o ancora quello soltanto frutto della nostra immaginazione. Questi ultimi due sono forse però i più interessanti da un punto di vista psicologico in un mondo come quello di oggi che tende invece a dare valore e importanza soltanto a quello fisico.
Will del mulino è un racconto scritto da Robert Louis Stevenson che parla proprio di questo tema. Il protagonista è un ragazzino pieno di sogni e aspirazioni per il suo futuro dato che il presente gli riserva, almeno in apparenza, una vita povera di grandi emozioni. Will viene cresciuto da una coppia di anziani mugnai che lo adottano da piccolo (dei genitori naturali nella storia infatti non c’è traccia) e gli insegnano il loro mestiere. La fattoria dove Will cresce è situata in un’imprecisata zona di campagna ai margini di una vasta pianura dove sorge una città popolosa e ricca di attività. Will è attratto dalla pianura e da tutto ciò che si trova all’interno di essa, città compresa e sogna fin da bambino di andarci prima o poi. Il mondo con tutte le sue attività, dinamiche e relazioni tra le persone, sembra svolgersi lontano da quell’isolata fattoria con il mulino annesso, alla quale giungono ogni tanto vari visitatori, soprattutto mercanti, viaggiatori e uomini d’affari che raccontano le loro storie. La curiosità di Will viene in parte soddisfatta da questi racconti, ma il suo desiderio di partire tende a crescere, anche se le possibilità economiche e il duro lavoro al mulino non gli consentono di allontanarsi e di concedersi un viaggio.
Un giorno i suoi genitori adottivi muoiono e Will, che nel frattempo è diventato un giovanotto, decide di trasformare la fattoria, dato che il lavoro non rende più come prima, in una locanda grazie ai soldi accumulati negli anni. In essa egli ospita i forestieri o altre persone della zona per mangiare, soggiornare e pernottare. Inizia così a incontrare un maggior numero di persone che vengono a sostare da lui e che lo intrattengono con le loro storie. Tra di essi un giovane grasso che lo rende partecipe di quanto avviene città e lo stimola a visitarla. Will però sembra soddisfatto del suo nuovo lavoro e appagato dai racconti dei visitatori al punto da perdere a poco a poco la voglia di viaggiare e di esplorare la pianura e quanto la circonda.
Tra le persone che vengono a soggiornare nella locanda, ci sono anche due ospiti che diventeranno importanti per lui: il pastore della chiesa parrocchiale che si trova poco distante dalla locanda e sua figlia Marjarie. Will si innamora della giovane figlia del pastore e decide di dichiararsi chiedendole di sposarlo. La ragazza accetta la proposta di Will che nel frattempo è riuscito non solo a stabilire un bel rapporto con la bella fanciulla, ma anche con il padre. In seguito la storia evolve con degli eventi importanti che conducono verso l’epilogo, da non rivelare e che spetta al lettore scoprire. Basta dire che si tratta comunque di un finale malinconico, forse triste se si vuole in linea con l’intera atmosfera del racconto.
Lo stile di scrittura di Stevenson è ottimo, anche se la narrazione risulta in alcuni tratti un po’ complessa, perché l’autore delinea una storia dove al dinamismo preferisce un’azione che si svolge più nell’intimo del personaggio e questo si ricollega al tema accennato all’inizio del viaggio interiore che un essere umano può compiere nella sua vita. Anche se privo di quella vivacità e dinamicità del viaggio concreto, esso può risultare altrettanto intenso e, sia pur in parte, emozionante. In realtà però l’autore, che si serve della narrazione in terza persona, attraverso il punto di vista del protagonista offre ai lettori una visione forse un po’ fatalista della vita e nostalgica per il tempo che passa e quindi non del tutto positiva. D’altra parte i gravi problemi di salute che hanno condizionato la vita di questo grande scrittore e che ne hanno provocato una prematura scomparsa non possono non aver inciso sulla sua produzione. Questo comunque nulla toglie alla qualità di questa breve opera che dimostra la capacità di Stevenson di scavare nell’animo umano con sapienza e con una modernità tipica dei grandi classici della letteratura.
Robert Louis Balfour Stevenson, nato a Edimburgo capitale della Scozia nel 1850 e scomparso nel 1894 a Vailima, un piccolo villaggio delle isole Samoa, dove si era trasferito negli ultimi anni della sua vita, non ha certo bisogno di presentazioni. Considerato uno dei più grandi scrittori dell’epoca vittoriana, ha raggiunto la celebrità mondiale soprattutto grazie a grandi romanzi come L’isola del tesoro o Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, ma è stato anche importante poeta e drammaturgo.
Will del mulino è stato pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 1878 sul "The Corhill Magazine", una rivista mensile letteraria di epoca vittoriana, con il titolo originale di Will o’ the Mill e in Italia è attualmente disponibile nell’edizione Adelphi del 2021 nella collana Microgrammi con la traduzione di Franca Cavagnoli.
Si tratta di un racconto molto interessante, scritto in modo magistrale, dotato di un fascino malinconico che conferma comunque la bravura di Robert Louis Stevenson nel narrare storie d’avventura e fantastiche donandoci utili spunti di riflessione per la nostra esistenza.
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