Approfondimenti su libri... e non solo

Considerata la poesia più celebre di W.H. Auden “Funeral Blues”, nota anche come Stop all the clocks, cattura l’essenza straziante del lutto per la perdita di una persona cara. Il componimento è recitato in un celebre film del 1994 “Quattro matrimoni e un funerale” con protagonista Hugh Grant. Ma non è l’unica famosa pellicola in cui compare la poesia funebre di Auden.

Il mito di Fedra, la matrigna innamorata del figliastro, si protrae fino ai giorni nostri con il fascino oscuro delle cose proibite. L’amore colpevole di Fedra ci è stato tramandato da Euripide nella celebre tragedia “Ippolito” in cui narra il dramma del figlio di Teseo, in seguito ripreso dal latino Seneca e dal francese Racine. Chi era Fedra? Scopriamo la sua storia e le opere a lei dedicate dall’antichità sino ai giorni nostri.

Nella più celebre raccolta pascoliana, Myricae (1891), troviamo un quadretto di vita agreste molto autunnale. La poesia ha un titolo singolare “Galline” e si concentra proprio su un momento di umile vita contadina, contrapponendo abbondanza e povertà, morte e vita, nella stagione che più di ogni altra manifesta i segni della caducità. Vediamone testo e significato.

Sapete cos’è la crasi? In linguistica designa l’unione di due vocali, ma il termine in sé, che significa “mescolanza”, fu coniato da Ippocrate per il lessico medico. Nella contemporaneità ha assunto una funzione decisiva, venendo a creare alcuni importanti neologismi. Il termine Brexit è una crasi? Non propriamente, vediamolo nell’approfondimento che segue.

“Fall, Leaves, Fall” è il titolo originale di questo celebre componimento di Emily Brontë che si presenta come una ninnananna di autunno, un canto crepuscolare delle cose che finiscono. Una filastrocca in rima, quasi un presagio di felicità. Ecco che nella vibrante cantilena di Fall, Leaves, Fall avvertiamo lo stesso sinistro e sibilante sussurro che anima Wuthering Heights, Cime tempestose, in cui si avvera il desiderio di Heathcliff.

La vita e le opere di uno dei maggiori tragediografi greci, vissuto tra il 485 a.C. e il 406 a.C., autore considerato il “distruttore della tragedia” per il suo ardito sperimentalismo scenico. A lui dobbiamo alcune delle maggiori protagoniste della tragedia classica, come Medea, Alcesti, Le Troiane e Le Baccanti che, leggenda narra, furono proprio le sue assassine.

Cesare Pavese identificandosi in un senzatetto riflette sul significato della vecchiaia e, in particolare, sulla condizione dell’uomo moderno. “Mio povero vecchio”, contenuta nella raccolta giovanile di poesie pavesiane “Rinascita” (1926-1927), si configura come un’opera mondo tesa ad analizzare l’esistenza nel suo aspetto meno visibile e più segreto.

Jaroslav Seifert nel 1984 fu il primo poeta ceco a essere insignito del Premio Nobel per la Letteratura. La sua poetica fu influenzata dal movimento proletario dell’epoca e mantenne sempre un legame strettissimo con la sua terra d’origine. Motivo per cui ancora oggi è ricordato come il poeta proletario del sobborgo operaio di Žižkov. Scopriamo la sua vita e la sua poesia inconfondibile, d’avanguardia.

Insieme a Eschilo e Euripide, Sofocle è considerato uno dei padri della tragedia greca. La sua persona sembra muoversi in bilico tra realtà e leggenda, attraversando per intero il V secolo. A lui dobbiamo la scoperta e la messa in rilievo letteraria di uno dei temi di maggiore incidenza anche nel nostro nuovo millennio, quello dell’identità, attraverso il personaggio di Edipo.

Nella canzone di Francesco Guccini l’autunno assume un significato esistenziale. Le atmosfere e le malinconie che porta con sé questa stagione sono raccolte e trasportate dalle note di “Autunno”, il brano contenuto nell’album “Stagioni” (1999). Non è l’unico testo di Guccini a parlare d’autunno, anzi, la fine dell’estate è una costante nei brani del cantautore. Da Montale a Ungaretti, scopriamo i riferimenti poetici contenuti nel brano.