Ali di velluto. Poesie
- Autore: Giovanna Casapollo
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2014
Nel leggere le poesie di Giovanna Casapollo raccolte in Ali di velluto (Grafica del Parteolla, 2014) si ha la sensazione di un sentimento particolare, che non è tristezza e nemmeno rimpianto, ma ‘amargura’ (afflizione) dicono da qualche parte in Sardegna.
Anche quando “l’allegra luce del mattino / investe”, i “sorrisi” sono “bloccati”, “gli sguardi bassi e intristiti / rivelano emozioni sfiorite”. Ogni poco, un antico spirito sembra avere un sussulto “contro l’impostura del mondo” e lo scintillio dei “fuochi d’artificio di guerre mai finite”, mentre “intorno bambini sacrificati […] innalzano al Dio dei cieli infiniti / preghiere di pace”, ma “nella stufa arde stancamente una brace tardiva”.
Anche quando “la tenera gioventù” riappare e “trepidante mi appendo alle tue mani”, è “ancora un incontro bagnato” e “mi illudo di averti trovato”.
Questo è un mondo che ha smesso di piacerle, eppure
“giovani gioviali / mi fermano davanti alla vetrina agghindata / la voglia di comprare mi prende / non sento più la solitudine […] profumi di caffè e di Chanel escono dalle porte illuminate / attorno ai tavolini di ferro battuto moine rubate”.
Non le piace e:
“nel cielo la luna arrogante / assiste impietosa allo spettacolo futile / di un mondo evanescente”.
Di contro:
“l’autorità di uomini del passato / sfilavano sulla passerella immaginaria / del ricordo”.
Capita a tutti di affacciarsi “al davanzale della vita” e a un certo punto vedere “scorrere veloci” i nostri “giorni finiti”. “Che ne è stato”, che ne è stato?
“Una folla da commedia corre verso l’inevitabile scadenza”.
Però, pur soli, “con i ricordi sbiaditi di una vita che fugge”, disegniamo “all’infinito lo scarabeo della sopravvivenza”.
Sentite la poesia Appesa al volante: è tutto un leggero tintinnio di cembali e triangoli, “una meravigliosa leggerezza / mi invade l’animo”. Da “sotto la campana del cielo / libera da elementi terreni” dove si bevono “gocce di eternità”, quasi a tradimento, ti strappa ‘sa tumborra’ (il tamburo) cupa dell’ultimo verso, “Accanto a me nessuno”.
Oppure:
“Farfalle nere/ con le ali di velluto/ […] una manciata di sogni/ dimenticati”.
Ma anche quest’altra poesia, inattesa, con mani che intrecciano trame credute spezzate:
“sulla soglia di una casa / di campagna / […] mani indipendenti / celebrano la festa dei colori / canestri di asfodelo / ricolmi di ricordi / impilati in una colonna precaria / fanno compagnia al cielo”.
Ritorna presto “un universo vuoto di illusioni” e “un passato che rinnego” e la sua vita“solitaria” che “annaspa in un vortice di parole non dette”.
Di fronte a un altro testo ancora mi sono ritratto in atteggiamento di difesa: non capivo, mi sfuggiva nel contesto.
“Come Psiche nel palazzo incantato /veglio / l’amore divino / tra le lenzuola calde di libidine / si placa / l’anima inquieta”.
Finché tutto mi è apparso chiaro: ho guardato in me stesso.
Ci tiene lì, il racconto di Giovanna Casapollo, con i suoi ricordi che spiazzano e che sono anche i nostri, a sorprenderci di un mondo che sfugge al nostro metro. Però, con lei “come un’incantatrice” danziamo alla luna. E domani andremo via salendo “sulla cometa ballerina / assieme a te amore mio / prima che l’indifferenza ci uccida”.
“Nella bacheca impolverata / dei miei sogni / uno spillo arrugginito / punta / appendici palpitanti di lepidotteri”.
Ho fatto anche io qualcosa del genere. Invece, però, di "appuntare" per intero le farfalle di Giovanna Casapollo, le ho ridotte a brandelli e, con un copia e incolla, le ho messe in queste righe, alla rinfusa.
Saranno i lettori a fare giustizia e leggendo le poesie di Ali di velluto un magico specchio li trasporterà in un mondo misterioso, dentro se stessi.
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