Biglietto scaduto
- Autore: Romain Gary
- Categoria: Narrativa Straniera
“Mi lasci il tempo di abituarmi ai prezzi.” (Pag. 69)
Invecchiare non è gradevole. L’arrivo dei capelli bianchi, delle rughe crea molte angosce, ma per un uomo interessante, piacevole, è anzitutto l’abbattimento delle proprietà fisiche necessarie per una relazione sessuale la peggiore delle questioni.
Romain Gary, un autore raffinato, di gusto, affronta il tema in Biglietto scaduto (Neri Pozza, Vicenza, 2008).
Siamo nel 1975. Jacques Rainier è un uomo maturo, di successo, ricco che gestisce un business importante e ha una giovane e bella fidanzata brasiliana, Laura.
Non gli manca nulla, gli dovrebbe essere indifferente l’avanzare dell’età, non dovrebbe sentire il peso della solitudine eppure affronta il momento con apprensione e un incipiente arrivo della depressione.
La trama è minimale, quasi superflua, perché il romanzo è strutturato come un confronto fra i vari aspetti dell’esistenza di Jacques.
Ogni momento tocca argomenti scottanti con uno stile sottile ed elegante, risultando mai fuori tono. Sfarzoso nei dialoghi, intorno a Jacques si raccoglie un mondo di personaggi paradossali, fuori dalle righe, alcuni bizzarri.
Tutti questi personaggi minori sono le degne spalle per il protagonista, il quale racconta in prima persona.
L’inizio è immediato e subito ci appare una bella scrittura, ironica.
L’accento è riflessivo, con frasi corte ma consapevoli, senza tanti aggettivi ma vere, sincere e dirette all’interlocutore senza nascondere nulla.
Accade ad esempio con tutti i discorsi seri, compresi quelli d’affari, nei quali l’autore si diverte a interrompere con frasi ironiche da rendere sgomento l’ascoltatore.
È la cifra stilistica del libro e del raffinato Romain Gary.
Jacques è un ricco imprenditore, ma ha necessità di soldi perché deve rifinanziare la sua impresa. Qualcosa lo rende inquieto sia per l’incertezza della banca a concedere il prestito, sia per le offerte di acquisto delle sue aziende da parte di un personaggio alternativo e descritto in maniera sarcastica; è con lui il primo dei tanti scoppianti confronti:
“Tutti e due eravamo membri del Comitato internazionale per la salvaguardia di Venezia ma, senza nulla togliere alla velocità con la quale la città dei Dogi affondava, non poteva essere così urgente.” (Pag. 5)
“I miei rapporti con lui consistevano soprattutto nell’evitarlo …” (Pag. 5)
Il mondo di Jacques è decadente, c’è un disagio profondo della sua classe sociale, uno stallo del capitalismo. Ora la meniamo tanto sulla crisi ma ogni epoca ha la sua crisi. Le crisi sono perenni e anche negli anni settanta il protagonista parla di crollo economico come se fosse la prima volta della storia.
Oggi la crisi economica giustifica tutto, è la spiegazione di tutto, è la morte del pensiero e della speranza vivere, così era nel 1975.
L’ironia si trasforma in autoironia, pure cattiva quando il protagonista fronteggia la sua età e la paura di diventare impotente:
“Tutto quello che era stato canto era diventato gorgoglio…” (Pag. 33)
È un’irrealtà, è un panico psicanalitico, perché tuttora avvicina la giovane ragazza con intensità sensuale. L’impotenza è solo un effetto dell’ansia di degradarsi.
Non è una rarità, d’altronde Freud in Psicologia della vita amorosa scrive che si ricorre di più alla psicanalisi:
“… avviene per impotenza psichica. … disturbo colpisce uomini di natura fortemente libidinosa …”
Però l’autore è pungente, si dilunga in un delizioso racconto sulla sua prostata e ha una conversazione con il suo pene sofferente. Ha un rapporto paritario con il suo membro nonostante il dolore durante i coiti, perciò si sente inadeguato ma sempre con il sorriso, perché finito il rapporto:
”Mi alzo, mi asciugo e poi credo che mi sia venuto da ridere.” (Pag. 63)
La paura della fine della virilità è scortata da un carattere disincantato e fatalistico.
Allora si rivolge a un esperto di disfunzioni erettile, il bizzarro dottore Mingard. Il medico approccia il tema in maniera stravagante, accentuando l’ironia di Jacques sul tema:
“Lei vuole sfuggire all’impotenza sessuale e invoca la morte per risparmiarsela.” (Pag. 95)
Per il dottore la centralità del mondo è un fallo floscio, perciò la utilizza perfino nelle analisi politiche internazionali:
“Gli americani sono più coscienti del loro livello di vita e dei loro diritti, più ostinati, è l’ultima vera fallocrazia del mondo.” (Pag. 99)
La catastrofe per l’uomo finisce in farsa. Lancia un terribile ammonimento, l’impotenza potrebbe trasformarsi in una comica tragedia, l’uomo potrebbe trovare un artifizio umano particolare:
“Si arriva fino alla tragedia degli uomini perbene che abbordano i lavoratori africani.” (Pag. 96)
Accanto ai personaggi reali, lo scrittore ne escogita perfino uno finto, un prodotto freudiano, un suo surrogato per sostenere la necessità fisica con Laura.
La depressione di Jacques aumenta, nonostante il successo della vita, non smette di affrontare la preoccupazione della senilità, della morte e perfino dell’amore con Laura. L’incontro fra l’esuberanza della ragazza e la stanchezza mentale di Jacques produce a dei duelli sotto forma di dialogo:
“Non so se ti amerei, se tu avessi trent’anni… Tutto quell’avvenire davanti a te mi farebbe paura…” (Pag. 123)
Nel rapporto con la giovane fidanzata lo scrittore mostra la parte psicanalitica e freudiana. Accentua la paura d’impotenza il rapporto privilegiato con Laura, prevale la “corrente di tenerezza”:
“Dove amano non provano desiderio, e dove lo provano non possono amare.“
“La corrente sensuale” compare grazie a un’attività fantastica erotica.
S’inventa Ruiz, uno spagnolo arabo virile. Esiste soltanto nella sua psiche, ma lo accompagna ovunque, nella camera dell’albergo, rema la barca al suo posto, e lo sostituisce nel sesso con Laura. Così riesce a “denigrarla” perché Ruiz è maschio allo stato puro:
“… la bestialità di fondo con la quale Ruiz utilizzava Laura … Non gli concedevo mai la minima tenerezza, la minima dolcezza. Tutto doveva esser osceno …” (Pag. 132)
Di nuovo Freud ci spiega che nella denigrazione dell’oggetto sessuale, l’erotismo assume alti livelli:
“… il cui appagamento appare invece possibile soltanto con un oggetto sessuale degradato e spregiato.”
L’arrivo dell’energico alter ego è il frutto del più freudiano dei personaggi: il dottor Mingard. Nell’incontro gli suggerì di ricorrere al potere dell’immaginazione:
“Si chiudono gli occhi e la si chiama in soccorso. Dei neri, degli arabi o anche, semplicemente, delle bestie.” (Pag. 95)
Jacques affronta pure il problema della relazione con le donne. Egli ne ha amate molte, tutte con la gioia di vivere:
“… vivere è una preghiera che solo l’amore di una donna può esaudire.” (Pag. 32)
Esseri anziani a cinquantanove anni, al tempo della mancanza del viagra, mette l’uomo nella consapevolezza di comprendere il rapporto con le donne, l’uomo odia invecchiare:
“Non mi ricordavo nemmeno più dei miei altri amori, forse perché la felicità è sempre un delitto passionale: sopprime tutti i precedenti.” (Pag. 32)
La vecchiaia è il segno di decadenza, della crisi economica da affrontare in maniera disincantata, altrimenti nulla rimane di un uomo e della sua virile giovinezza:
“Siamo tutti dei falliti rispetto ai nostri sogni …” (Pag. 6)
Sono gli uomini a fare bancarotta:
“Quando sarai primo ministro, non dimenticarti di creare un ministero per la condizione maschile.” (Pag. 218)
È inutile essere spavaldi, sfoggiare una virilità dirompente, una sfrontatezza inutile. Alla fine l’uomo è l’eterno sconfitto. Oggi abbiamo il viagra, ma se pensiamo che un’artificiale sostanza possa aiutare il nostro orgoglio siamo nell’errore. Soccorrerà il nostro pene ma non la nostra mente.
È l’uomo a perdere e l’autore l’ha compreso dall’inizio, nella lotta con Laura finirà vinto:
“In questo momento sono molto felice e questo rende le cose un po’ … disperate.” (Pag. 156)
“Ma sei invecchiato male. Sei rimasto giovane. Gli uomini invecchiano sempre male, quando restano giovani…” (Pag. 201)
“Certe volte gli uomini muoiono molto prima di venir seppelliti.” (Pag. 13)
Biglietto scaduto
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