Due punti
- Autore: Wislawa Szymborska
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2006
Di Wisława Szymborska (1923-2012) Adelphi ha pubblicato nel 2006 Due punti, un libriccino di diciassette poesie edite in Polonia l’anno prima e salutate da un enorme successo di pubblico. Secondo il curatore e postfatore della plaquette Pietro Marchesani, si ritrovano qui tutti i tratti costitutivi della scrittura della poetessa premio Nobel per la letteratura nel 1996:
“l’ironia, l’umorismo, l’invenzione linguistica, la leggerezza, l’attenzione al particolare, la capacità di sorprendere con l’inconsueto approccio alle cose...”
accompagnati dallo “spessore della riflessione filosofica sulla vita e in particolare sulla morte”.
In effetti, questa meditazione sulla realtà transeunte dell’esistenza è sottilmente e acutamente presente in ogni poesia: mai mortifera o tragica, però, piuttosto serenamente constatativa. Oplà, noi viviamo e oplà, moriremo. Nel dolore transeunte di chi ci ha amato e nell’indifferenza del cosmo.
Per cui, in “Incidente stradale” le nuvole assistono impassibili alle sciagure del traffico quotidiano; ne “Il giorno dopo – senza di noi” un cataclisma climatico verrà ricordato solo dai pochi sopravvissuti; un “Vecchio professore” confessa all’allieva ritrovata la sua imperturbabile attesa della fine; la Parca “Atropo” rivela il suo totale disinteresse per il destino interrotto delle sue vittime.
“Il savoir-vivre cosmico, / benché taccia sul nostro conto, / tuttavia esige qualcosa di noi; / un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal / e una partecipazione stupita a questo gioco / con regole ignote”.
Ritroviamo lo stesso ammiccante umorismo in altre composizioni, che riflettono non tanto sulla morte, quanto su alcuni aspetti della vita umana ingenuamente considerati fondamentali: la nascita (“Assenza”: se mio padre o mia madre avessero sposato altri, chi sarei stata io?), l’opinione del prossimo su di noi (“ABC”), il grande amore (“Prospettiva”: come sembra tutto banale quando la passione finisce...), la gloria letteraria (“La cortesia dei non vedenti”, se un poeta si può imbarazzare quando legge i suoi versi ai ciechi, e “Uno di loro persino di avvicina / con il libro aperto alla rovescia, / chiedendo un autografo che non vedrà”).
A dimostrazione che la vera poesia è tale anche se non si prende troppo sul serio.
Due punti
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