È sempre musica. Una guida alle canzoni di Angelo Branduardi
- Autore: Mario Bonanno
- Genere: Musica
- Anno di pubblicazione: 2014
“E’ la pulce d’acqua che l’ombra ti rubò e tu ora sei malato e la mosca d’autunno che hai schiacciato non ti perdonerà e allora devi a lungo cantare per farti perdonare e la pulce d’acqua che lo sa l’ombra ti renderà”.
Ho sempre pensato che Angelo Branduardi fosse il cantore dei miti, dei simboli, degli elementi naturali e animali ma leggendo il saggio monografico di Mario Bonanno “È sempre musica. Una guida alle canzoni di Angelo Branduardi” (Edizioni Il Foglio, 2014) ho appreso che il poeta di corte, il menestrello post-moderno d’Italia, soprattutto, nel suo quarto album “La pulce d’acqua” (1977) “azzarda un sottotesto politico: il suo protagonista è, infatti, un saltimbanco/musicista inviso al regime per aver “molto cantato”, troppo spesso fuori dal coro”.
Di fatto, dietro le ballate di Branduardi sin dal suo esordio “La Luna” (1975) e “Alla fiera dell’Est” (1976) c’è, come dichiara lui stesso, prima la musica poi il testo, sempre rigorosamente scritto dalla moglie, Luisa Zappa, ma nello stesso tempo c’è anche “l’uomo in relazione con il Tutto”.
Bonanno, attento e appassionato critico della musica italiana, in particolar modo della canzone d’autore che ha fatto la storia della musica nel nostro paese, in questo volume oltre ad analizzare criticamente ogni album del noto cantautore, inserisce interviste e documenti di archivio che ci permettono di conoscere e apprezzare sino in fondo la musica e i testi di un artista raffinato come solo Branduardi sa esserlo. Branduardi non interpreta la realtà così com’è, come hanno fatto molti cantautori della sua stessa generazione, ma la interpreta come fosse che sia, ricercando ispirazione in grandi poeti sempre attuali, Yeats, Dante, Shakespeare, Francesco d’Assisi e per musicare questi testi non può che rifarsi alla musica antica.
Branduardi, lo dice espressamente bene Bonanno, non è didattico, non è moralizzatore, non è politico e, men che meno, non è un sociologo o un filosofo, è soltanto il cantore dell’essenziale. Da qui la sua ricerca musicale medievale, barocca che proviene dalla Francia, dall’Inghilterra, e l’uso di strumenti rari come il flauto di pan o launeddas, di arrangiamenti particolari, di temi “imprescindibili dalla salvaguardia culturale delle nostre origini, dei nostri valori e della nostra storia”.
Chi come me è fermo al primo Branduardi, a quello degli anni Settanta e Ottanta, sarà guidato sapientemente dal saggio di Mario Bonanno alla scoperta dello specifico musicale di un Angelo Branduardi degli anni Novanta e Duemila, scrittore di musica per film, artista e interprete non per tutti, esploratore di mondi musicali e culturali lontanissimi, compositore raffinato, “menestrello che re-interpreta da menestrello: estratti di vita musicale di un passato distante millenni", come negli album che vanno dal 1996 al 2010 “Futuro Antico”, dove il sacro e il profano s’incontrano e melodie dimenticate ti avvolgono.
Interessante il capitolo finale dedicato alla figura femminile nelle canzoni di Branduardi: dalla dark lady contraltare delle dame di corte e delle donne-angelo del medioevo alla donna fiabesca della mitologia indiana; dalla Donna/Natura alla donna ultraterrena che gioca a scacchi con un cavaliere di coleridgiana memoria; e ancora la donna/sposa, la donna/ femminista, la donna/amante, donna/strega, donna/madre e donna/figlia, donna/guerriera.
“Un itinerario policromo nel tempo e nello spazio, sulle rotte tracciate dalla poesia amorosa, che individua nella donna l’eroina assoluta“.
Suonare e cantare: questo e non altro interessa davvero” a Angelo Branduardi. Grazie Mario di avercelo fatto capire.
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