Emmaus
- Autore: Alessandro Baricco
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2009
Un episodio dei Vangeli testimonia che, qualche giorno dopo la morte del Cristo, due uomini camminavano verso la cittadina di Emmaus e parlavano di quello che era successo a Gerusalemme.
A un certo punto, si avvicinò un uomo e chiese loro di cosa stessero parlando. I due lo misero al corrente di tutto e, siccome si faceva tardi, lo invitarono a restare con loro, a mangiare insieme. L’uomo accettò, mangiò con loro, spezzò il pane. Guardandolo, i due capirono che quell’uomo era il Messia e, a quel punto, il Messia sparì. Rimasero soli, chiedendosi come non avessero potuto capire che si trattava del Messia. Eppure era stato con loro tutto quel tempo...
E’ proprio da questo episodio del Vangelo, che Baricco ha rubato il nome per il suo ultimo romanzo: Emmaus, uscito il 4 novembre 2009, con copertina essenziale e minimalista , dalla carta ruvida.
Per cominciare, dico subito, che l’ho letto in due giorni e che con mia grande sorpresa, in questo libro i personaggi (a differenza di altri romanzi di Baricco) hanno nomi italiani, o per lo meno nomi facilmente pronunciabili. La storia è ambientata a Torino, anche se non si pronuncia mai il nome della città. E’ ambientato, negli anni settanta (più o meno) e i protagonisti sono quattro ragazzi cattolici, Bobby, Il Santo, Luca e l’io narrante che non ha un nome. Hanno diciassette, diciotto anni. Appartengono a famiglie della media borghesia, vanno a scuola, suonano in chiesa, fanno volontariato in un ospedale dei poveri. Rispettano e amano profondamente i loro genitori e la vita. Non fumano, non bevono, non fanno sesso. Hanno fidanzate che arriveranno vergini al matrimonio e la massima intimità delle loro coppie è carezzarsi sotto al plaid con, magari, i genitori nella stanza accanto. Hanno una vita lineare e pulita. Ma ogni tanto buttano lo sguardo di là, verso gli altri. Gli altri, sono semplicemente i loro coetanei risucchiati dal mondo. Quelli che si divertono, quelli che ascoltano altra musica, ballano, bevono, fanno sesso.
E tra questi altri, il loro sguardo si perde sempre su Andre. Andre è bellissima, anche se non si cura della propria bellezza. Lei porta i capelli così come vengono, come un’indiana d’America.
Andre è magra, di una magrezza che sa di malattia. Andre ha sempre gente intorno, fa sesso con chi capita, partecipa a orge, senza pensarci troppo. Per lei non è un problema stare con un mucchio di uomini, farsi prima un figlio e poi un padre. Tanto lei sembra non sentire nulla. Una volta ha provato ad uccidersi e fino a che non ci riesce, non si fermerà. Andre è piena di gente intorno, ma è sola da morire. Questi quattro ragazzi entrano nel mondo di Andre (o lei entra nel loro) in modo quasi casuale. Si parlano poco, eppure con gli occhi capiscono parecchie cose.
Nel momento in cui, faranno un passo nel mondo di Andre, nel mondo degli altri, perderanno le loro certezze, a poco a poco, con tempi differenti, non rendendosene effettivamente conto.
Da lì in poi, sarà un viaggio verso ciò che non avevano mai creduto possibile a loro (così cattolici, perfetti e puliti): sesso a tre, travestiti, droga, suicidio, omicidio. Bobby, Luca e Il Santo si disintegrano. A restare è la voce dell’io narrante, quella senza nome, che si rende conto di aver visto tutto sfuocato. Un po’ come i discepoli di Emmaus. Com’è stato possibile? Com’è possibile che non riconosciamo e comprendiamo davvero le persone che abbiamo intorno? Mangiano con noi, vivono con noi, eppure non li riconosciamo.
Il romanzo è breve, solo 139 pagine, scritto benissimo, con eleganza e maestrìa.
Baricco non delude, ha una penna ferma, certa e i suoi giovani personaggi sono tutto e vogliono tutto. Certo non vi è la magia di chi, come me, ha amato "Oceano mare" o "Castelli di rabbia".
Non ha il sapore, né il linguaggio, né i tempi di quelle storie lì. Non vi aspettate quella magia.
Ma è piuttosto uno sguardo, sotto sotto, benevolo, comprensibile verso le debolezze umane.
In fondo, si parla di noi. Che siamo indifesi, soli, nudi, egoisti, miserevoli, impauriti, curiosi, desiderosi, folli, incomprensibili. Si parla solo di noi.
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Ottima recensione di Lucia.Libro davvero particolare,che lascia il segno.
l’ho letto in tre ore il tempo del viaggio roma/casablanca... per motivi di lavoro... l’ho letto come se fossero delle immagini flash ma in realta’ ho fatto molta fatica e non ho capito molto cosa volesse dirmi l’autore... scherzando alla feltrinelli di fiumicino al G4 ho detto. mi dia l’ultimo di baricco che lo compriamo a prescindere... ed alla fine l’ho comprato a prescindere e l’ho lasciato sull’aereo a casablanca, forse oggi uno trovandolo e leggendolo non avendolo pagato lo potrebbe trovare migliore, io l’ho pagato e non posso ritenermi soddisfatto.... saluti.
E’ il primo libro di Baricco che ho letto: ne sono rimasta affascinata.
C’è questo credere senza una vera ragione, c’è un altro mondo, un mondo dove si conosce il vero significato della parole dolore o morte.
in "Emmaus" ci siamo noi: la tradizione e il profano.
Sicuramente uno dei libri più belli che ho letto, anche se ho solo 14 anni.
Letto in tre, quattro serate, a lume di abat-jour. Una distanza siderale da Castelli di Rabbia o Oceano Mare, per cui avrei scomodato la parola ’capolavoro’. Tuttavia lo trovo un libro onesto, anche se con qualche eccesso, sull’educazione cattolica nella fase delicata dell’adolescenza. La voglia di perdersi nell’abisso della fede, il richiamo di altre sirene dall’abisso del mondo. L’occupare quella posizione di mezzo. L’adesione e la tradizione, gli esiti non scontati dei nostri percorsi. Nei contenuti, notevole la descrizione della comunità cattolica e di quella borghese-pagana, due habitus diversi, due mondi il cui sguardo è filtrato da categorie di percezione distanti.
Hai ragione Lucia... tra quelli di Baricco, questo che ha partorito per ultimo (e il verbo "partorire" non è utilizzato a caso) non è il più entusiasmante.. in particolare vorrei porre l’accento su una nota di Baricco che a me pare stonata e che finisce quasi sempre per infastidirmi: le descrizioni o, se volete, gli accenni all’erotismo, le parole che lo evocano in maniera un pò sfrontata, insomma parole che sembrano cozzare con lo stile che bisogna riconoscere a questo scrittore, uno stile prolifico, originale, meditativo, vivo. Questo non per screditare il tutto, perché, ad ogni modo, riconosco che se sono rimasta fedele a Baricco e continuo a collezionare le sue opere, c’è una ragione che mi muove a dialogare con i suoi racconti nelle mie ore di evasione. Buona lettura.
Baricco ha la capacità di trasportarti in un tempo sospeso anche quando ti racconta la cruda realtà di chi perde la strada che non aveva scelto, e un sè, mai conosciuto e coltivato, solo represso e limitato nel desiderio che attende solo la tentazione di esplodere diventando demone vorace e distruttivo...
“Or avvenne che mentre si trovana a tavola con loro prese il pane,pronunciò la benedizione, lo spezzò e lo distribuì loro. Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero.” Luca 24,30-31
Baricco prende spunto da questa frase del Vangelo di Luca, quando gli apostoli non riconoscono Gesù risorto presente tra loro, per dirci come spesso non conosciamo bene chi ci sta vicino, come in ognuno ci sia un lato oscuro che non riusciamo a vedere o che scopriamo in ritardo. E’ la storia di quattro ragazzi adolescenti e delle loro vicende tra i sedici e i diciotto anni: Luca il più introverso; Bobby, chiamato cosى perchè il fratello assomiglia a John Kennedy; il Santo, cosى chiamato per la sua fede ardente che potrebbe portarlo anche a farsi prete e l’io narrante di cui non conosciamo il nome. Sono tutti bravi ragazzi, cresciuti in famiglie apparentemente normali, sono ferventi cattolici, suonano in chiesa, fanno volontariato in ospedale. Sullo sfondo ci sono gli altri, i ragazzi più grandi con le belle macchine ma, al centro di tutto e catalizzatrice dell’attenzione di tutti, c’è Andre: lei è molto bella, lontana, quasi inarrivabile. E’ una ragazza strana che si offre sessualmente senza problemi e sembra assente a se stessa, quasi disinteressata alla vita, forse perchè ha tentato il suicidio. Ci sono poi i genitori, che riservano sorprese e rivelazioni capaci di influenzare pesantemente i quattro ragazzi. E’ da loro infatti che si viene a sapere che Andre ha tentato il suicidio, è dalla madre di Andre che si viene a sapere la storia della sua vita; è ascoltando casualmente una conversazione tra due mamme che Luca scopre che il padre è “malato”, è depresso. Questa notizia è una rivelazione per Luca e lo porterà a capire le parole dolore e morte, fino ad influenzare la scelta più importante della sua vita. La svolta si ha quando i quattro entrano in contatto con Andre: l’incontro con il loro oggetto del desiderio porterà dei cambiamenti in tutti, come se la sua frequentazione sciupasse quanto di buono c’è nel gruppo e fosse causa di tutti i mali. Andre rimane incinta ma non si sa di quale dei ragazzi, da qui ansie e paure di paternità fino alla rivelazione della ragazza su chi è il padre. I bravi ragazzi cambiano e diventano un po’ meno perfetti di come erano. Si scopre che Bobby si droga, che frequentano prostitute e travestiti e c’è chi finisce in carcere con l’accusa di omicidio. Baricco con la sua scrittura come sempre scorrevole e piacevole ci fa vivere i timori, le ansie e le curiosità tipiche degli adolescenti, con la loro voglia di novità e di cambiamento, e con gli errori sempre in agguato. Nonostante il finale un po’ affrettato il libro è bello anche se forse un gradino sotto il precedente “Questa storia”.