Il marchio sulle labbra di Carlo Barbieri

L’estate palermitana è nuovamente teatro d’azione di un’indagine del commissario Mancuso che nel romanzo di Carlo Barbieri “Il marchio sulle labbra” (Dario Flaccovio Editore, 2015) si deve cimentare nella ricerca dei colpevoli di omicidio in cui la prima vittima presenta “piccole ferite da punta sulle braccia, sulle guance... e una bruciatura sulle labbra” che lascia intravedere come un segno.
Gli splendidi monumenti della Palermo arabo normanna ad iniziare dal Palazzo dello Scibene fanno da sfondo alla prima crime scene, con quel cadavere a cui è stato impresso quello che appare essere come un “marchio sulle labbra” a significare qualcosa di sinistro quasi rituale.
Un luogo inusuale quello del delitto specie per eventi legati a un’esecuzione cruenta. Un modus operandi che lascia sorpresi gli stessi investigatori per l’ostinata violenza che assume l’aspetto di una tortura cui pare essere stato sottoposto il malcapitato.

La vicenda si snoda sempre in quel di Palermo nei suoi luoghi storici dove si ergono le celebri vestigia della dominazione dei musulmani di Sicilia a cui fece seguito quella dei Normanni; monumenti fruibili nella loro magnificenza e splendore come la Zisa, Maredolce e la ineguagliabile cattedrale di cui il commissario Mancuso conosce i particolari più nascosti. Un ritrovamento di materiale archeologico prezioso e pregiato pare essere un fattore che accomuna i delitti.
Si susseguono altri omicidi e al Commissario Mancuso incombe l’arduo compito di sciogliere l’intrigata matassa e scoprire il colpevole.

Il plot è intervallato, come è costume dei romanzi gialli di Carlo Barbieri, da spiritosi divertissement. Si ritrovano aneddoti e curiosità sullo stile di vita palermitano insieme a colti riferimenti storici, culturali e letterari presentati in maniera sempre piacevole in cui si manifesta l’innata indole di fine umorista dell’autore di cui si ricordano tra gli altri gli spiritosi “Pilipintò, Racconti da bagno per Siciliani e non”.
Ma la trama gialla è sempre ben congegnata e lascia il lettore sempre con il fiato sospeso in un intreccio di misteri. Una Palermo di altri tempi ma allo stesso tempo attuale, in cui il passato rimane sempre legato al presente, quella tracciata nell’intrigante giallo di Carlo Barbieri, fra i meandri e le vestigia di un passato remoto in mezzo a quelle cose nascoste e perdute che si denominavano “trovature”.
Il racconto si muove tra studiosi e appassionati del mondo antico e si coniuga ottimamente con la parte relativa alle indagini di polizia in un riuscito binomio di cultura, storia di mistero ed intrattenimento letterario di ottimo livello.