Il mercante di luce
- Autore: Roberto Vecchioni
- Genere: Musica
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2014
Intorno ai sensi impliciti ed espliciti della notte, alla faccia dell’interpretazione dei sogni freudiana, a pag. 52:
“Perché questo è la notte: una moltiplicazione del giorno; durante il giorno rimuovi attimi che non hai il tempo di collocare, decifrare, ma la notte è lì, assassina, a riproporteli, a slargarli, a ingigantirli, e così la gioia, la speranza, la stanchezza trovano una coltre, un rifugio, ma l’ansia, l’insulto, l’ora di un addio figliano fino all’estremo: il dolore non ha silenzi”.
Adesso sullo iato posto tra tragico e lirico, allora come ora, se allora è il luogo dello spirito della Grecia antica. Più avanti nel romanzo, a pag. 100:
“Il poeta tragico è legato a un’unica verità, a un unico destino, a una sola guerra. Non ha alternative: perso quello in cui crede, niente più gli resta (…) svanito il sogno non c’è altro che valga vivere, non c’è alternativa: svanisce il loro mondo, svanisce il mondo. L’eroe tragico non può giocare, non può far finta né tornare indietro. L’eroe lirico, invece, dalle sue quinte vede, magari si distrugge, ma comanda a se stesso l’illusione della poesia che lo salva: trova le scappatoie, si placa nell’eros consumato in una notte di lampade, per tormentarsi e consolarsi”.
Fra un polo e l’altro di cotanta ontologia, tutti i colori del buio, i grandi sogni, l’amore, il dolore - dichiarato, inespresso, lacerante, assoluto - e dunque Saffo, un padre e un figlio, l’ombra lunga della morte, pretesti cui aggrapparsi, una moglie perduta all’abbrivio di lontananze incolmabili, libri e altri libri, intrecci di storie, domande tante, tantissima poesia, l’ira di Aiace, beffato delle armi di Achille dallo scaltro Ulisse.
In sintesi: “Il mercante di luce” (Roberto Vecchioni, Einaudi, 2014) è un romanzo che più vecchioniano di così soltanto le sue canzoni & lezioni: se chiudi gli occhi un attimo precipiti fra gli interstizi dello spazio-tempo - geografico e ideale -, nel milieu di una mitologia rivisitata “alla Vecchioni”, continuamente destituita o accresciuta di senso. Tra il palesato e il sotteso dei lirici greci, irretito dal “suono” luminoso di quel verseggiare, un poetare che sfida i secoli, che parla alla storia attraverso l’epica, Omero, le rime di Alcimane, attraverso le tragedie-archetipo che scandagliano l’uomo meglio di tutta la psicoanalisi a venire.
E’ questo il microcosmo-paradigma attorno cui gravita la vita interiore e professionale del protagonista, lo smisurato Sapere che intende disporre alla curiosità del figlio malato di una rara malattia che lo condurrà presto alla morte. La trama però in fondo è un pretesto. Meglio: è l’espediente narrativo da cui muovere per l’ennesimo girovagare vecchioniano su, dentro e intorno all’uomo, un vagabondare per dubbi e per domande, attraverso la cultura, le ascesi, le angosce, le rovinose cadute, gli ideali, che ne costituiscono, a ben guardare, l’essenza autentica.
Proprio in virtù del suo solido (ma formalmente fiammeggiante) impianto speculativo “Il mercante di luce” può assumersi quasi come un pamphlet virato poesia, un’articolata riflessione sui sensi molteplici e ultimi della vita. Come un romanzo dialettico, filosofico (attenzione al colpo di scena rivelatore del finale), sincero, accorato, pensato e scritto con la medesima forza incantatrice - ed il rispetto per il suono che fanno i concetti insieme alle parole - che ha reso Vecchioni cantautore tra i più colti della scena italiana. Arrivo finanche a scrivere che “Il mercante di luce” è forse la ballata più lunga, personale, sincera fin quasi alla crudeltà, che abbia scritto sin qui.
Il mercante di luce
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