La vita che si ama. Storie di felicità
- Autore: Roberto Vecchioni
- Genere: Musica
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2016
C’è poco da fare, a forza di girare i dischi di Vecchioni ormai sono belli che andati: più che suonare sfrigolano sul piatto del mio stereo. Ciascuno ha le madeleine musicali che si merita, io ne conto un gran numero riferibili a canzoni e libri di Roberto Vecchioni (poteva decisamente andarmi peggio, con Toto Cutugno per esempio). In altre parole, quello che sto cercando di dirvi è che la frequenza compulsiva dello “specifico” vecchioniano mi ha portato a ricondurne buona parte ai temi contigui di Tempo-Morte-Dio. Leggo (divoro) quest’ultimo “La vita che si ama. Storie di felicità” (Einaudi, 2016) e trovo conferma alla mia tesi: in Vecchioni il tempo passato non passa mai. Per attenermi esclusivamente alla sua bibliografia, il tempo rappreso del suo romanzo d’esordio (“Viaggi del tempo immobile”, Einaudi) ne “La vita che si ama” diventa “verticale”, una sorta di contraltare al tempo ansiogeno/alienato che pensiamo “scorrere in avanti”. Un tempo imbrigliato, un tempo-impilato, in cui presente, passato e futuro convivono prossimi all’idea di felicità, il secondo argomento-cardine di questo libro. Lo spiego ulteriormente con le parole di Vecchioni stesso, a pagina 3:
“Il boato, il picco d’intensità, non è che uno sgraffio, e pare che bruci di sole, ma la felicità non è lì, sta nel silenzio che segue, nella lingua nota di quiete dove danzano punti di luce da afferrare e mettere insieme, a farne figure. E allora non basta che accada, dobbiamo anche farla accadere e saperla cogliere dove s’acquatta, nella tristezza come presagio di un altro orizzonte, e soprattutto nella gioia che non si appunta all’anima, ma scivola e scivola: e allora tirarla, fletterla come un elastico perché si allarghi, quella gioia, si estenda di qua e di là, perché non diventi, appena passata, solo un ricordo”.
Inquadrato da questa prospettiva “La vita che si ama” si presenta allora come un beethoveniano inno alla gioia, una neo-lettera sulla felicità per figli e lettori invece che per Meneceo (ricordate Epicuro?). Ma non è tutto qui, poiché “La vita che si ama” è anche un pamphlet-narrativo sui massimi e minimi sistemi, concepito cioè nella maniera alta e bassa, immaginifica e trasversale di Vecchioni, con dentro, quindi, le storie vere oppure paraboliche di Paolo e Francesca, professori matti del liceo Beccaria, Chomsky, il biliardo, il cane, luci e ombre, le corse dei cavalli, Orfeo e Euridice, la Casa sul lago, le Mille e una notte, papà Aldo (“per me Aldo e basta”), la genesi di “Luci a San Siro”, poesie e canzoni sparse, amori (tanti), ironia (altrettanta), mamma (nello struggente, bellissimo, capitolo finale “Che c’eri sempre”), felicità (ancora felicità) “sentita sempre a fianco”, “sottile”, impalpabile in quanto moto interiore, assimilata spesso, in Vecchioni, alle coordinate maggiori di Tempo e Ontologia. Succede in questo libro dal logos fiammeggiante, stratificato nei contenuti. Battuto in lungo e largo da pubblico e privato, anni e giorni, storia e letteratura, storie e pastelli di ricordi. Battuto sottotraccia anche dal campionario infinito di espedienti e buone ragioni per salvarsela una volta di più questa vita “che è niente ma non è poco”. Un romanzo semi-autobiografico capace di intersecare esistenza vissuta e altra romanzata.
Dopo la propedeutica classica de “Il mercante di luce” un ulteriore passaggio di consegne speculative e mai pedanti, per uno degli intellettuali più eclettici dell’odierna scena italiana. Roberto Vecchioni è un intellettuale post-organico, un intellettuale insolito, un intellettuale felice, un intellettuale che canta, solo per brevità, a volte, chiamato prof.
La vita che si ama. Storie di felicità
Amazon.it: 31,55 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La vita che si ama. Storie di felicità
Lascia il tuo commento