L’Italia spensierata
- Autore: Francesco Piccolo
- Anno di pubblicazione: 2007
(...)Sono anche sicuro che sono almeno un po’ così anche tutti gli altri che sono sicuri di non essere così. Un po’, pochissimo, di più o molto. E sono sicuro che indagare in questa parte oscura di noialtri faccia solo bene, faccia capire un po’ di più sia di noi sia degli altri.(...)
Quale perversa e pericolosa analisi del lato buio dell’essere umano si nasconde e si dipana nel breve e intenso saggio di Francesco Piccolo (Laterza, 2007) su questa misera Italia spensierata?
Non ci sono mostri, omicidi, pazzi o maniaci tra i protagonisti incontrati nelle avventure dello scrittore, più semplicemente gente comune con perversioni forse ancora più incomprensibili.
Perché esiste uno stuolo di uomini e donne di qualsiasi età che spreca una fruttuosa domenica pomeriggio negli studi di Cinecittà per partecipare ad una trasmissione televisiva governata dall’inutilità e dalla finzione? Trattati a pesci in faccia, ignorati, comandati, tenuti lì a forza e con l’inganno, costretti a sorridere, a ballare, a rendersi ridicoli, a deprivarsi della loro unica dignitosa essenza, costretti a rinunciare all’unica giornata di libertà della settimana... così.
Perchè è pur sempre “Domenica in” ed è un peccato non partecipare.
Così come è un peccato non andare a Mirabilandia e divertirsi assaporando la paura della morte, vomitare dopo le montagne russe, fare file di tre ore per un gioco che dura a malapena dieci minuti, spendere un intero stipendio sotto il giogo di figli ipnotizzati, assaporando nel frattempo intensi spettacoli ruffiani durante i quali, se vi va bene, vi prendono per i fondelli davanti a tutti o ci provano con la vostra fidanzata.
È un peccato, davvero un peccato non andare il giorno dopo Natale in qualsiasi cinema di Roma a vedere l’ultimo cinepanettone, quello che vanno a vedere tutti, quello che incarna l’animo infimo e caciarone dell’italiano medio e trovarsi lì con tanti italiani medi, intere famiglie pronte a sorbirsi l’ennesimo girovagare degli equivoci, tutti rigorosamente sessuali, perché sennò che film di natale sarebbe?
E poi l’autostrada nei giorni di punta, quelli da bollino rosso e l’anima della gente serenamente rassegnata alle dieci ore di fila che spera fino all’ultimo che qualche telecamera la inquadri e qualche giornalista la intervisti per dichiarare dove sta andando in vacanza e da quante ore è in fila. Una parata di pecore in uno stadio gigantesco dove i cori della massa sfondano il buonsenso.
“Ah ecco ci vai per questo, altrimenti avrei dovuto rivedere tutto quello che ho pensato di te finora” dice un amico a Francesco Piccolo dopo che questi gli aveva confidato dove sarebbe stato il giorno di Santo Stefano.
Perché è innegabile che questo libro affronti la terribile realtà con durezza e precisione da bisturi.
Esiste uno spartiacque tra quelli che vanno e quelli non vanno a vedere certi film, o a Mirabilandia o a certe notti bianche, uno spartiacque che ricalca uno stilema, un modo di vedere, di sentire, di provare, di essere italiano o meno riduttivamente un essere umano.
E questo libro è godibile e pericoloso perché racconta l’avventura di uno della minoranza che attraversa la sponda e prova a capire cosa vuol dire stare dall’altra parte, lascia a casa lo snobbismo e prova per un giorno ad incarnare l’italiano medio, prova a capire se lui quelle cose non le fa per partito preso o perché proprio non lo divertono.
Magari è divertente in fondo, magari c’è di che imparare dalla mediocrità.
E invece no, certe cose non sono per niente interessanti, la distanza è incolmabile per davvero e lui alla sua sponda di snob della minoranza ci deve ritornare, altrimenti il rischio è quello di soccombere nell’incomprensione generale.
Questo saggio sa essere un’analisi critica del mondo odierno della maggioranza ma nel contempo strappa amari sorrisi. Il sospetto è che a trovarlo godibile ed irriverente e a comprenderlo fino in fondo sia solo la minoranza snob che in tutti quei posti non andrà mai.
L'Italia spensierata
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è quasi più bella la recensione che il libro stesso!
spesso scontato e poco originale rischia più di una volta di cadere nelle trappole che esso stesso segnala, ma non sarà che Francesco Piccolo crede di essere tanto superiore alla massa senza esserlo poi così tanto?