L’amore coniugale
- Autore: Alberto Moravia
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2011
Silvio è un intellettuale benestante che conduce una vita oziosa, insieme alla bella e giovane moglie Leda. Tuttavia, segretamente insoddisfatto, cova l’ambizione di scrivere un romanzo degno di nota, benché dubiti di avere il talento necessario per farlo. L’impresa, inaspettatamente, sembra arridergli durante la permanenza in una vecchia casa, nella quiete della campagna toscana. Spronato dalla moglie alla quale ha confidato le proprie ambizioni, nonché trasportato da un insolito slancio creativo, Silvio si dedica anima e corpo alla stesura di una nuova opera, persuaso questa volta - mano a mano che il lavoro procede - di riuscire a raggiungere il proprio obiettivo. Solo a lavoro finito, rileggendo il tutto, si renderà conto di aver fallito per l’ennesima volta. Non solo, a distanza di poche ore, scopre che la moglie tanto amata si concede una fugace avventura con un altro uomo.
Alberto Moravia pubblica “L’amore coniugale” nel 1949, riuscendo a condensare in questo racconto lungo - o romanzo breve che dir si voglia - la summa del suo pensiero e della sua poetica. “L’amore coniugale” trabocca infatti di significati, palesi e reconditi. Dal punto di vista più superficiale, la vicenda racconta il fallimento di un uomo, così amaro poiché - come si diceva - preceduto da un periodo di genuine illusioni. Appena sotto la scorza di questo fallimento, si nasconde invece quel rapporto problematico che i protagonisti dei romanzi di Moravia hanno con una realtà sempre ambigua ed impossibile da interpretare, che genera di volta in volta sentimenti di estraneità ed alienazione. Non è un caso, in questo senso, che Silvio sia abitualmente un critico letterario, ovvero un semplice fruitore di opere altrui; questo già lo colloca in un rapporto indiretto con la realtà, che gli si manifesta dinnanzi come una maschera fuggente e beffarda. È dunque facile capire che il suo tentativo di diventare artista, significa - prima di tutto - anelare un contatto diretto con il reale; la volontà di edificare la propria vita invece di esserne soltanto amorfo spettatore. Analogo discorso riguarda la relazione con la moglie, anch’ella - essenza ondivaga ed inafferrabile - specchio della labirintica essenza delle cose. Tutto questo, peraltro, è esplicitato dal protagonista nelle prime battute della storia, quando racconta delle sue giovanili crisi depressive, stemperate dalla consapevolezza che "solo l’amore per una donna e la creazione artistica" avrebbero potuto dare senso al tutto. Appare chiaro, dunque, che il duplice scacco egli subisce - sentimentale e professionale - non è altro che l’eterno scacco degli eroi di Moravia di fronte alla loro condizione umana.
Ma come si diceva sono molti i temi presenti nel racconto, al di là del tessuto filosofico sottostante alla vicenda. Da una parte, abbiamo le riflessioni sul rapporto di coppia, crogiolo di complessità. Se infatti Silvio ama Leda disperatamente, tanto da farne il perno del suo essere, l’amore di Leda è più un affetto sincero per il marito, un “voler amare” più che un amare vero e proprio; un nodo stretto dalla volontà e non da un vero slancio emotivo. Quindi l’amore coniugale è un compromesso, che nella sua valenza (dopo la sua fugace avventura sensuale Leda tornerà ad essere la solita moglie affettuosa ed accondiscendente) presenta comunque una dose di ipocrisia, più o meno palese, giacché marito e moglie non si trovano mai in perfetta simbiosi.
Essenziale poi la descrizione del processo artistico che coinvolge il protagonista. Silvio si esprime sinceramente durante la scrittura, ma ciò non ha importanza: il risultato non corrisponde a quello che egli sta cercando di fare. Moravia evidenzia con chiarezza come possa risultare difficile - se non impossibile - giudicare per un artista o aspirante tale il valore della propria opera, almeno durante il processo in atto. Solo a scrittura terminata Silvio smette i panni dell’artista e torna ad indossare quelli del critico, analizzando il proprio lavoro come se fosse il lavoro di un altro. Allora Moravia mostra quali sono i criteri oggettivi attraverso i quali un romanzo può essere giudicato. Ciò che Silvio sa con certezza è che non basta la precisione dello stile per rendere viva un’opera d’arte, ci vuole qualcos’altro. Non basta il mestiere, l’esperienza, per diventare scrittore: bisogna imprimere alle pagine una forza che non può essere contenuta - né ricondotta - al tessuto stilistico dell’opera stessa. C’è bisogno dunque di quel talento indefinibile per le parole che Silvio - dentro di sé - sa bene di non possedere.
Tirando le somme, per Silvio il dramma è quello di amare senza essere ricambiato; amare la moglie per riceverne in cambio affetto, amare la letteratura senza riuscire a ricrearla; e se da una parte egli è costretto ad ingannarsi sulla natura di queste fattualità che si presentano davanti a lui, nei momenti di lucidità non può non capire che sta solo barando con se stesso.
Certo per la potenza e la lucidità che riesce ad imprimere alla narrazione e alle riflessioni sottostanti, al valore della scrittura in sé, “L’amore coniugale” rimane una delle opere più appassionanti di Alberto Moravia.
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