L’importanza di chiamarsi Ernesto
- Autore: Oscar Wilde
L’importanza di chiamarsi Ernesto è una commedia teatrale di Oscar Wilde, rappresentata sulle scene per la prima volta nel 1895.
Trama de L’importanza di chiamarsi Ernesto
Algernoon e Jack sono due amici aristocratici che vivono nella menzogna. Algernoon ha creato un personaggio di nome Bunbury, un amico molto malato che gli permette di sfuggire ad eventi mondani con la scusa di andare ad accudirlo.
Jack, tutore della giovane Cecily, ha inventato l’esistenza di Earnest, suo scapestrato fratello e ogni volta che si annoia nella sua tenuta in campagna fugge via, con la scusa di andare a rimediare all’ennesima bravata del fratello immaginario. Jack, che quando fugge in città è conosciuto col nome di Earnest, ama Gwendolyn, la cui madre lo rifiuta come pretendente, in quanto orfano senza passato. Algernoon, fingendo di essere lo sbandato fratello di Jack, piomba nella sua villa di campagna e si innamora di Cecily, ragazza sognante che ha sempre desiderato fidanzarsi con un uomo che si chiamasse Earnest.
Da qui, inizia una serie di equivoci, scambi di personalità e incastri che rendono la commedia esilarante e avvincente, fino alla sua ironica e lieta conclusione.
L’umorismo di Wilde è pieno di nonsense, equivoci, ironia, giochi di parole. Il nome Earnest, tradotto in italiano corrisponderebbe al nome Franco, sinonimo di onesto, sincero ed è proprio questo che rende interessante la commedia, basata fin dal titolo su un contro-senso che vedrebbe i protagonisti, due bugiardi abitudinari, conosciuti col nome di Earnest. Cecily e Gwendolyn non li avrebbero mai sposati se non si fossero chiamati così: Earnest è un nome che le fa vibrare, fremere di gioia e soddisfa le loro fantasticherie adolescenziali, durante le quali favoleggiavano di un uomo che le amasse, sincero, onesto, ma soprattutto un uomo che corrispondesse a quel nome che ispira loro cieca fiducia. Ed è questo quadretto che rende la commedia ancora più divertente. Da una parte le donne, superficiali, vendicative, passionali, ma anche volubili e dall’altra gli uomini, bugiardi, vittimisti, manipolatori.
L’importanza di chiamarsi Ernesto racchiude un quadretto che attacca con stile le convenzioni del suo tempo, la stupidità delle etichette sociali, la comica ipocrisia dell’alta società, la vacuità che si annida nel romanticismo infantile di alcune adolescenti. Il tutto in una commedia frizzante e briosa, mordace, ma allegra, ironica, ma profonda.
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lo andrò a vedere al teatro con la scuola, e devo trovare una trama, penso che questa vada bene!
Lo spettacolo sembra divertente!