De profundis
- Autore: Oscar Wilde
- Genere: Classici
Mentre sfogli le pagine del De profundis, la colossale lettera che Wilde scrisse al bel fanciullo Alfred Douglas “Bosie” dal carcere di Reading in quanto detenuto per sodomia, si è pervasi da una spiacevole sensazione di maleducazione. È una comunicazione privata, ricca di pathos, di sentimento, in cui non una volta Wilde spende una buona parola per Bosie: lo umilia, lo insulta e lo accusa di essere la sciagura più grande che gli sia capitata in vita. È indubbiamente vero. Ecco un attraente giovinetto di buona famiglia che si accosta al colto e rispettabile artista di una decina d’anni più grande, è affascinato dal “personaggio Wilde”, crede che la sua compagnia possa spalancargli le porte verso un mondo di piaceri senza fine, deliziose cene al “Savoy” a base di caviale, il vino più pregiato che si possa trovare in Inghilterra, ogni sorta di privilegio.
Tutto viene concesso al vezzeggiassimo Bosie, nulla gli viene negato ed ecco che il delicato principino si trasforma in una sorta di Dorian Gray vivente, lo emula in tutto, ama questa vita colorata e di conseguenza brucia di passione per colui che gli ha consentito di farne parte ma si tratta di un amore effimero, superficiale che fa pronunciare al ragazzino tali parole:
“Sai Oscar, quando scendi dal tuo piedistallo sei piuttosto noioso”.
Lo sprovveduto Wilde si rimprovera il fatale errore di aver concesso a una cieca passione di mettere in pericolo la propria arte, la sua unica ragione di vita, il suo prestigio e soprattutto le persone a lui più care (il figlioletto Cyril gli viene strappato dalle braccia a soli cinque anni). Non riesce a perdonarselo:ha sacrificato ogni cosa in nome di quest’amicizia terrena, “non intellettuale”, di quest’idillio fittizio, che per tutta risposta gli ha procurato soltanto dolore.
Non si tratta di una convenzionale lettera d’amore, ma di un importante documento biografico che testimonia un importante passaggio nell’esperienza umana di Wilde, da questo momento in poi irrimediabilmente segnata. Se il dandy smaliziato è scomparso per sempre, finito, umiliato, annichilito dalla galera, non lo è di certo lo spirito libero, l’intellettuale, che, mentre l’artista sferzante soccombe sotto gli amari colpi della fortuna, trova la forza di lottare e andare avanti. E la trova non nella religione o nella morale comune ma in sé stesso.
“Se non otterrò nulla dalla casa del ricco, mi daranno qualcosa alla casa del povero. Coloro che molto possiedono spesso sono avidi; quelli che hanno poco sono sempre pronti a spartirlo.”
La lettera non è mai arrivata a Bosie, il giovane non ha mai avuto occasione di lasciarsi sfiorare dal significato più profondo del dolore e della bellezza. Soltanto noi oggi abbiamo il privilegio di poterla apprezzare.
De profundis
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