La famiglia Karnowski
- Autore: Israel Joshua Singer
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2013
“La famiglia Karnowski”, edito nel 1943, viene nel 2013 pubblicato per la prima volta in Italia dalla casa editrice milanese Adelphi. L’uscita del volume rappresenta un vero e proprio evento editoriale considerato l’ampio respiro del romanzo dell’autore polacco.
“I Karnowski della Grande Polonia erano noti per il loro carattere testardo e provocatore, ma allo stesso tempo stimati per la vasta erudizione e l’intelligenza penetrante”.
Il capostipite David, suo figlio Georg e il nipote Jegor sono i protagonisti maschili di un’avvincente saga che conduce il lettore negli anni più tragici del Novecento, prima nel cuore della vecchia Europa e in seguito negli Stati Uniti. La genialità era iscritta nei tratti somatici dei membri della famiglia Karnowski, nelle loro alte fronti da studiosi e nei loro occhi profondi e inquieti, neri come il carbone, mentre l’ostinazione e la sfida si leggevano sui loro nasi forti e sproporzionati che spiccavano beffardi e arroganti nei loro volti scarni. Proprio a ragione della loro testardaggine, nessuno in famiglia era diventato rabbino e tutti avevano intrapreso la via del commercio trattando legname “conducendo zattere di tronchi sulla Vistola, spesso fino a Danzica”.
I figli dei Karnowski, che coltivavano l’interesse per argomenti profani come la matematica e la filosofia, trovavano moglie tra le più ricche casate della Grande Polonia.
“Le più facoltose ragazze in età da marito si contendevano i prestanti ed eruditi rampolli della ramificata famiglia Karnowski intorno ai quali aleggiava il soave profumo del legno e dell’acqua”
Così era avvenuto anche per David, intellettuale di stampo illuminista, il quale nei primi anni del XX Secolo dopo essersi scontrato con gli hassidim (Hassid, pl. Hassidim) “devoto”: in genere riferito a chi appartiene alla corrente ebraica dell’hassidismo) nata in Europa orientale nel XVIII Secolo e fondata sugli insegnamenti del Baal Shem Tov. locali da lui visti come oscurantisti, retrogradi e idolatri, aveva abbandonato Melnitz per emigrare insieme alla moglie Lea in Germania, patria del suo nume tutelare Moses Mendelssohn (padre dell’Illuminismo ebraico) dalla quale il Maestro aveva diffuso la sua luce nel mondo.
Per David l’intera Polonia era immersa nelle tenebre dell’arretratezza, al contrario la Germania (“terra al tempo stesso estranea e familiare”) e Berlino rappresentavano la cultura, la sapienza, la nobiltà, la bellezza, “luci attingibili solo in sogno”. In breve tempo nella sua nuova patria David era diventato un personaggio importante nel settore del legname e grazie alla sua erudizione e alla sua cultura secolare aveva stretto rapporti con i membri più in vista della Nuova Sinagoga. Nel suo appartamento situato in un edificio signorile nell’Oranienburgerstrasse, dove David viveva con Lea e ai suoi figli Georg e Rebecca, si svolgevano spesso riunioni tra eruditi. “Sii un ebreo a casa tua e un uomo quando ne esci” aveva detto in ebraico David a Georg neonato appena era stato circonciso. Quindi “sempre l’aurea via di mezzo, ebreo fra gli ebrei e tedesco fra i tedeschi”.
La famiglia Karnowski (Di mishpohe Karnowski), scritto in yiddish, è un magnifico affresco di un’epoca scritto dall’autore quando lo sterminio della popolazione di razza ebraica aveva raggiunto il culmine. Tre generazioni di ebrei polacchi trapiantati a Berlino (“per David il tedesco è cultura, luce”) si confrontano e si scontrano tra loro giacché “vedevano ciascuno, nel viso dell’altro, come in uno specchio, la medesima testardaggine”. David era fuggito dall’ignoranza e dall’oscurantismo dell’Est verso la cultura e i fiumi dell’Ovest e aveva scelto di impartire a Georg, medico stimato, una doppia istruzione: ebraica e secolare. Jegor, nato dal matrimonio di Georg con Teresa, timida e docile infermiera tedesca, era un misto dei due ceppi da cui traeva origine: aveva gli occhi azzurri e la pelle chiara degli antenati materni e i capelli neri e il naso marcato degli avi paterni.
Il poderoso libro, affollato da una miriade di personaggi indimenticabili, si legge tutto di un fiato forse perché racchiude in sé quella malinconia struggente che accompagna da sempre il popolo ebraico che in questo romanzo diventa elegia grazie alla prosa superba di I. J. Singer, fratello del più noto I. B. Singer (Premio Nobel Letteratura 1978).
“Tutti si allontanavano da lui, gli amici, i suoi stessi figli. Seduto nell’ampio studio colmo di volumi, constatava di essere l’ultimo della sua generazione. Nessuno avrebbe mai più aperto i libri che aveva raccolto. Quel grande mondo ebraico, tutto ciò che era stato accumulato in migliaia d’anni, la saggezza, la sapienza, la tradizione per cui gli ebrei avevano versato il proprio sangue, che avevano difeso a costo della vita, tutto sarebbe caduto nell’oblio”.
Il romanzo “La famiglia Karnowski” è stato prima tradotto in francese (La famille Karnowski) da Monique Charbonnel (pp. 688, Editions Denoël). La traduzione italiana dall’originale yiddish è di Anna Linda Callow.
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