La pietra di luna
- Autore: Wilkie Collins
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2016
Nuova edizione Fazi, con la traduzione di Martina Rinaldi, per “La pietra di luna” (titolo originale The Moonstone) di Wilkie Collins (Marylebone, 8 gennaio 1824 - Londra, 23 settembre 1889), conosciuto in Italia anche con il titolo “Il diamante indiano” grande classico della letteratura inglese pubblicato per la prima volta a puntate dal 4 gennaio all’8 agosto del 1868 sulla rivista fondata e diretta da Charles Dickens, All the Year Round, per poi essere stampato in quattro volumi da William Tinsley.
Con “La pietra di Luna”, il volume più celebre di Wilkie Collins, considerato da J. K. Chesterton
“il miglior romanzo poliziesco mai scritto”
la casa editrice romana continua la pubblicazione delle opere del padre riconosciuto del genere poliziesco.
Secondo le più antiche tradizioni indiane, un diamante giallo e luminoso come la luna, era incastonato nella fronte di una divinità indiana con quattro mani che rappresentava l’unico satellite naturale della Terra. Sia per il suo strano colore, sia per una superstizione secondo la quale risentiva dell’influenza della divinità di cui era ornamento, e aumentava o diminuiva di splendore con il crescere e il calare della luna, l’oggetto prezioso si era meritato il nome con il quale è conosciuto in India ancora oggi: la Pietra di luna. Il diamante giallo fin dall’XI Secolo era custodito da tre bramini, il loro compito, da tramandarsi alle future generazioni, era quello di sorvegliare la pietra di luna notte e giorno sino alla fine delle generazioni umane. Dopo una serie di vicissitudini la rara gemma era conservata nel Palazzo di Seringapatam, il sultano Tippoo l’aveva fatta incastonare come ornamento sul manico di un pugnale, ordinando di conservarlo tra i tesori più ricercati della sua armeria. Ma nello stesso palazzo del sultano, tre sacerdoti guardiani la tenevano segretamente d’occhio. Nel 1799 il colonnello John Herncastle, ufficiale dell’esercito britannico durante l’assedio di Seringapatam, si era appropriato della leggendaria pietra non immaginando che qualcosa o qualcuno di funesto e impalpabile sembrava investire tutti quelli che avevano la sventura di incrociare il loro cammino con la scintillante e fatale pietra.
Un’ambientazione esotica per Wilkie Collins nel romanzo scritto “In memoriam Matris”, figlio del pittore paesaggista William che desiderava per il figlio una professione nel mondo del commercio. Rinunciando a un’attività pragmatica, l’avvocato Wilkie, avrebbe scoperto il suo indubbio talento solo scrivendo. Se a Charles Dickens il romanzo “La pietra di luna” non era piaciuto, il testo raggiunse subito un grande successo di critica e pubblico tra quella società vittoriana che l’autore conosceva così bene.
Quanto mai intrigante e innovativa la struttura del romanzo diviso in una serie di racconti narrati dai diversi personaggi, tra i quali spicca il sergente Cuff, acuto investigatore londinese chiamato a investigare nel 1848 in una dimora dello Yorkshire sulla scomparsa, in circostanze misteriose, di un gioiello d’inestimabile valore, ereditato dalla diciottenne Lady Rachel Verinder.
La pietra di luna
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