La vita agra
- Autore: Luciano Bianciardi
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
“Poi il sonno è già arrivato e per sei ore io non ci sono più”. Tutta la rassegnazione e la consapevolezza del fallimento di un’esistenza amara sono racchiuse nelle ultime parole del libro. Soltanto nel sonno, che annulla la consapevolezza di sé e il contatto col mondo, il protagonista riesce a trovare un mezzo per evadere dal grigiore che lo circonda. A differenza di tanti suoi conterranei, egli non si è trasferito a Milano per migliorare la propria condizione, ma per realizzare una missione: vendicare i quarantatre minatori di Ribolla morti in un incidente, causato dalla scelta dei dirigenti dell’impresa mineraria di subordinare la salute e la sicurezza dei lavoratori alla crudele logica del profitto. Il protagonista, animato da uno spirito anarchico individualista e giustiziere che ricorda quello di Gaetano Bresci, si reca nella capitale economica d’Italia per far saltare in aria la sede centrale dell’azienda mineraria, il minaccioso “torracchione di vetro e cemento”.
Egli, però, non solo non riesce a realizzare il progetto dinamitardo, ma viene lentamente inglobato e, per così dire, divorato da quella città che odia e vorrebbe distruggere. L’avvertimento più sentito che Bianciardi ci lancia è proprio questo: la società del desiderio e dei bisogni indotti sconfigge ogni tentativo di evasione, piega inevitabilmente chi cerca di resisterle: lo fa con i suoi rapporti di potere, con il lavoro, lo straniamento delle relazioni sociali, le tasse, le rate, i mutui, il traffico tentacolare. La città produttiva ed industriosa, la megalopoli del boom economico, annulla ogni slancio creativo e ribelle, perpetua se stessa ed i propri meccanismi senza soluzione di continuità. L’autore lancia feroci strali contro la società del miracolo economico, tesa all’infelicità umana in quanto ingenera continuamente bisogni superflui, che rendono l’uomo schiavo del desiderio di soddisfarli. La città diventa dunque un girone infernale, popolata da individui che esistono e contano solo in quanto produttori e consumatori, asfissiati dal traffico, dalla violenza, dai ritmi inumani, ma inevitabilmente sedotti dal miraggio del benessere.
L’autore muove anche una impietosa critica ai partiti politici, complici e anzi parte essenziale del sistema; principale bersaglio è il Partito Comunista, accusato apertamente di pretendere il monopolio della rivoluzione e di annullare ogni slancio individuale ed isolato, che, in quanto contrario alla logica del partito, viene bollato come eversivo e prontamente represso.
L’analisi di Bianciardi, tuttavia, non cede a facili estremismi, ma rimane lucida nell’individuazione delle responsabilità, perché, se è vero che “i nostri dirigenti sono i colpevoli”, è altresì indiscutibile che “tutti ne siamo complici”. La vera rivoluzione contro la vita agra, allora, si misura nella capacità individuale di svincolarsi dalla forza suadente del benessere materiale.
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Non conoscevo Bianciardi. In passato mi era capitato di vedere il bel film con Tognazzi che mi aveva molto colpito. Il romanzo La vita agra è stato come una rivelazione per me che vivo a Milano e ho sentito e sento sulla mia pelle tutto quello che Bianciardi sente e descrive con forza abilità e sofferenza sulla progressiva disumanizzazione di chi per un motivo o l’altro sceglie Milano per viverci la propria vita. Ho poi trovato una stupefacente premonizione di temi e lettura della società che più che a Pasolini mi fanno pensare a Bukowski con la sua ironia il suo nichilismo il suo voler stare fuori dalle logiche del profitto del progresso dell’uomo automa e manichino che vive per consumare senza piu passioni senza linfa vitale senza desideri. Una lettura appassionante un libro che consiglio ai più giovani. Un libro che fa riflettere con dei passaggi memorabili. Una volta che sei dentro all’io narrante dell’autore lo accompagni nei suoi percorsi di amarezza di delusione nella vita stentata. ’Agra’appunto...così la definisce solo una volta e non te ne distacchi più. Una scoperta piacevole di uno scrittore oggi un po’ dimenticato. Da leggere assolutamente.