Miss Lovell
- Autore: Edith Wharton
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2022
Elliot Edizioni nella collana “Raggi” pubblica la novella Miss Lovell (titolo originale The Old Maid. The ’Fifties, traduzione di Franca Pece) di Edith Wharton (New York, 24 gennaio 1862 - Saint-Brice-sous-Forêt, 11 agosto 1937). Uscita prima a puntate nel 1922 su “The Red Book Magazine”, e poi nel 1924 nella raccolta di novelle Old New York, ispirò nel 1935 lo spettacolo teatrale omonimo (adattamento di Zoë Akins, con cui vinse il Pulitzer per la drammaturgia) e nel 1939 un celebre film Il grande amore (The Old Maid) diretto da Edmond Goulding con Bette Davis e Miriam Hopkins.
“L’ho fatto per mia figlia… per mia figlia…"
Edith Wharton, appartenente a una famiglia dell’alta borghesia newyorchese, i facoltosi Newbold-Jones, unica figlia di George Frederic Jones e di Lucretia Rhinelander, educata tra l’America e l’Europa, amica personale di Henry James, conosceva bene la “high society” del suo tempo. In tutta la produzione letteraria della scrittrice, sono presenti gli elementi a lei più cari: la critica spietata alla buona società americana, ricca, elegante, oziosa, ingabbiata nelle convenzioni di un mondo falso perbenista e superficiale, la descrizione spietata dell’“aristocrazia del denaro”, che teme quelle nuove fortune industriali sinonimo di progresso, e di quella chiusura sociale che impediva la realizzazione di molte storie d’amore.
In questa novella considerata fin dalla sua prima apparizione un autentico capolavoro, l’autrice, prima donna a vincere il Premio Pulitzer per The Age of Innocence nel 1921, racconta la storia di “una maternità sacrificata”.
Negli anni Cinquanta dell’Ottocento, nella vecchia New York sicura, protettiva e soprattutto ipocrita, dove alcune famiglie predominavano, senza ostentazione e in agiatezza, una giovane donna, Charlotte, appartenente al ramo povero dei Lovell, aveva commesso uno “sbaglio” e la conseguenza era stata la nascita illegittima di sua figlia Tina.
Ecco quindi come sua cugina Delia Ralston, giovane vedova con due figli, entrando in contatto con “il lato sottostante la levigata superficie sociale”, con amore e dedizione si era presa cura di Tina. Nell’alta casa di arenaria di Gramercy Park, si era venuto a formare un insolito triangolo: una madre “adottiva” chiamata “mamma” da Tina, fanciulla in fiore e una “zitella” chiamata “zia” dalla “cara protetta di Delia Ralston”, ridicola e di mentalità ristretta, che aveva rinunciato alla propria maternità, frutto del suo peccato d’amore di gioventù.
Delia e Charlotte erano legate dal doloroso passato di Miss Lovell, autodestinatasi a rimanere tale per sempre, giacché era dunque vero che la società non usava la stessa indulgenza nei confronti degli uomini e delle donne. Nel mondo ristretto al quale tutti loro appartenevano, erano sotto gli occhi di tutti in quanto vivevano in stretto contatto gli uni con gli altri, la vita era passata accanto a Charlotte. Ma tutto ciò non aveva importanza per Miss Lovell, la sua rinuncia aveva salvato socialmente Tina.
“Mia figlia avrà la sua vita… una vita tutta sua…"
Miss Lovell
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