Qui tutto è possibile
- Autore: Cathleen Schine
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2023
Mondadori nella Collana “Scrittori italiani e stranieri” edita Qui tutto è possibile (2023, titolo originale Künstlers in Paradise, traduzione di Stefano Bortolussi) nuovo romanzo dell’autrice statunitense Cathleen Schine, nata a Westport, nel Connecticut nel 1953, laureata in Storia medievale all’Università di Chicago, nota al grande pubblico per il bestseller La lettera d’amore (Adelphi 1996).
Poi arrivò il virus. Come una perturbazione atmosferica, da New York avanzò verso ovest finché perfino Los Angeles ne avvertì la forza. Ed ebbe inizio il lockdown.
Sono trascorsi tre anni ma è già Storia, quando gli abitanti del Pianeta furono costretti a restare bloccati in casa a causa del dilagare del virus SARS-CoV-2, fragili e disorientati. Il lettore riporta alla memoria quei sentimenti di paura e incertezza, che provarono gli uomini e le donne di buona volontà, circondati dal silenzio, mentre fuori la flora e la fauna riprendevano possesso di tutte le cose visibili e invisibili.
Voglio parlarti delle tue radici.
Il lockdown rappresenta l’occasione per Salomea (Mamie) Künstler, la magnifica protagonista di questo coinvolgente romanzo, 93 primavere portate con tempra d’acciaio e orgoglio di razza, per raccontare al nipote Julian il proprio passato, iniziando dal fatale 1939, quando tutto cambiò.
Otto Künstler, compositore relativamente celebre, sua moglie Ilse, l’anziano padre e la piccola Mamie, lasciano l’Europa per sempre il giorno che la Germania invade la Polonia. È l’inizio della Seconda guerra mondiale e i Künstler sono in salvo, a bordo del transatlantico Île de France, che li sta conducendo a New York.
Ma la nuova destinazione della famiglia proveniente da Vienna, dove l’aria è diventata irrespirabile per chi appartiene alla razza ebraica, è la California, a Los Angeles, lì dove tutto è possibile e dove ognuno è artefice della propria fortuna.
La Southern California, terra promessa e libera, ma anche di celluloide, dove ricominciare e realizzare il più classico dei sogni, in quel periodo era un soleggiato avamposto della Mitteleuropa. Compositori, direttori d’orchestra, musicisti, registi, parassiti, scrittori e mogli: nel clima profumato di aranci della California parlavano in tedesco con tutti gli accenti del freddo, volubile impero di un tempo.
A Los Angeles c’era già un nutrito numero di émigré, quando Mamie e la sua famiglia erano scesi dal treno e avevano proseguito in macchina verso l’oceano. Esponenti del mondo del teatro, noti a sua madre, o di quello della musica classica, che conoscevano suo padre. E così i Künstler, un tempo cittadini colti e benestanti della fiabesca Mitteleuropa, viaggiavano in treno verso l’Ovest, verso l’Union Station di Los Angeles, verso un’esistenza da profughi nella Terra dei mangiatori di loto.
Era tutto sconosciuto da dare le vertigini ma:
Erano salvi. Erano illesi. Erano insieme. Erano vivi.
È opportuno ricordare che nel 1938, il regista, attore, sceneggiatore e produttore cinematografico tedesco naturalizzato statunitense, Ernst Lubitsch e l’agente Paul Kohner, due importanti esponenti della Hollywood ebraica, avevano creato un fondo, dove raccoglievano soldi e facevano pressione sulle autorità americane e sugli Studios Hollywoodiani, perché fornissero i necessari documenti che il Consolato statunitense richiedeva per consentire l’ingresso nel paese ai profughi ebrei. Carte firmate e autenticate a garanzia che questi profughi avessero un reddito indipendente e non fossero un peso per il Paese che li accoglieva e i suoi cittadini.
Cathleen Schine, definita dalla stampa americana la “Jane Austen dei giorni nostri”, descrive benissimo, attraverso le parole dell’anziana Mamie, che per tutta la vita aveva saputo coltivare il proprio giardino, quello stato d’animo tremendo, sempre tragicamente attuale, ieri come oggi, che accoglie ciascun profugo o émigré. L’esproprio di un’esistenza e di un passato non è mai qualcosa di ordinario. È qualcosa di infernale.
Stavamo fuggendo dalla lenta, triste, pericolosa cancellazione delle nostre vite, carriere, amicizie e discipline. Da quello che era incredibilmente diventato il nostro mondo. Ma eravamo diretti verso una terra di finzione.
Qui tutto è possibile
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