Romanzo senza umani
- Autore: Paolo Di Paolo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2023
Una sensazione di gelo ho provato leggendo le prime pagine del nuovo atteso libro di Paolo Di Paolo, Romanzo senza umani (Feltrinelli, 2023), che ci riportano in un tempo lontano, la fine del XVI secolo, nell’inverno del 1573, quando una sorta di piccola glaciazione investì l’Europa centrale tanto che il lago di Costanza gelò, uccidendo uccelli, congelando il vino nelle botti, rendendo il paesaggio lacustre infido e inospitale, minacciando di far morire di fame gli umani sopravvissuti.
Un evento naturale apocalittico, tanto che lo scrittore sceglie di mettere in esergo al libro un presagio di Virginia Woolf:
Quando Torrington Square sarà forse una barriera corallina e i pesci sfrecceranno dentro e fuori da quella che un tempo era la tua camera da letto.
Un prima e un dopo, il passato che somiglia al nostro futuro, sembra suggerire Di Paolo, che poi torna al presente, presentando il suo protagonista, lo storico Mauro Barbi, che ritrova dopo un lungo distacco l’amico Fiore, a cui annuncia che è in procinto di intraprendere un breve viaggio, tornando proprio sul lago di Costanza, che è stato l’oggetto dei suoi studi: ha un biglietto Mestre - Monaco, poi rientrerà da Zurigo. Alla stazione, mentre mangia un fish and chips, viene raggiunto dalla telefonata del redattore della trasmissione televisiva che lo vuole ospite per una intervista non meglio definita, che dovrebbe avere per oggetto proprio la glaciazione del lago di Costanza.
Nello scorrere del quotidiano di Mauro Barbi, affiorano i nomi di persone , “gente della mia vita”, che lo fanno tornare indietro nel tempo della giovinezza, degli studi, dell’amore ormai finito, dell’amicizia delusa o deludente. Ecco affacciarsi oltre all’amico Fiore, appena ritrovato; la compagna Susanna, con cui non è riuscito a vivere appieno una storia; il professor Cardolini, che ora, ormai anziano, vive con la moglie in Germania, e l’amore finito con Anna, la cui figlia Sofia, ora adolescente, ne rimpiange la presenza.
Poi compare un ex alunno, Sergola, che non lo ha riconosciuto e una Ragazza belga conosciuta a Madrid, una ventenne aggressiva, di nome Consuelo, con cui ha avuto un incidente d’auto che avrebbe potuto essere gravissimo.
Insomma i ricordi disparati di un’intera vita, che pongono a Mauro Barbi la domanda che mi sembra il punto centrale del ragionamento di Paolo Di Paolo:
Che cosa ricordano gli altri di noi?” Come funzionano i ricordi, che selezione ne fa il nostro cervello? I ricordi ci appartengono in forma esclusiva?
Oppure sui ricordi “una mano di vernice fredda su ciò che sta per essere dimenticato”, viene a posarsi “attenuandone l’intensità”?
Le domande che nelle pagine del romanzo Paolo Di Paolo fa porre al suo protagonista sembrano riflessioni proposte a sé stesso e a ciascuno di noi. Noi che ci siamo nutriti di letture infinite, di pagine innumerevoli che ci hanno fatto ripensare al passato, quello della storia collettiva vissuta, quella della nostra soggettività, quella delle relazioni con il mondo, la natura, gli altri esseri umani con cui conviviamo sul pianeta.
Un romanzo a tratti inquietante, con una vena di umorismo sottesa quasi a ogni pagina, in cui le esperienze della voce narrante si alternano a quelle che stiamo vivendo tutti noi: stazioni affollate, cibi spazzatura, programmi televisivi insulsi, linguaggio colloquiale, ad altre, molto intense, piene degli echi delle letture, dello studio, degli approfondimenti di cui l’autore si mostra ormai maturo, sicuro, efficace narratore: Jonathan Safran Foer e Rabelais, Lucrezio e Peter Handke, Amitav Ghosh e Javier Marìas sembrano i suoi compagni di strada.
Dal punto di vista grafico il romanzo pone al lettore l’urgenza di andare avanti, con l’espediente di concludere il capitolo alla pagina successiva, dove non necessariamente il discorso propone lo stesso registro, la stessa ambientazione. Passare dal tempo in cui anche i potenti morivano di malattie sconosciute e di gelo insopportabile, al presente minacciato dai cambiamenti climatici di cui siamo testimoni tropo inconsapevoli, è un altro tema che serpeggia, in modo carsico, nelle pagine del romanzo, così insolito nel panorama della narrativa italiana che Paolo Di Paolo propone.
Mi creda, l’unica cosa che uno storico possa predire è il passato.
L’affermazione che il vecchio maestro lascia al suo allievo, interroga con stupore ed inquietudine noi adulti a cui la letteratura propone dubbi, incertezze, ipotesi, utopie.
Romanzo senza umani
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