Seminario sulla gioventù
- Autore: Aldo Busi
- Categoria: Narrativa Italiana
"Seminario sulla gioventù" è il primo libro di Aldo Busi, una meraviglia, per me uno dei romanzi più belli degli ultimi venti anni e vincitore del Premio Mondello Opera Prima. Negli anni Aldo Busi si era un po’ perso per riapparire con l’avventura su "L’Isola dei Famosi", ma la vera ripresa letteraria si è avuta quest’anno, con un bel libro tosto come "El Especialista de Barcelona", candidato al Premio Strega 2013.
Giacché questo libro è bello tutto, ma l’incipit è travolgente, io ve lo faccio leggere così siete già verso la libreria:
“Che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, neppure una reminiscenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo a un risolino di stupore, stupore di essercela tanto presa per così poco, e anch’io ho creduto fatale quanto si è poi rivelato letale solo per la noia che mi viene a pensarci. A pezzi o interi, non si continua a vivere ugualmente scissi? E le angosce di un tempo ci appaiono come mondi talmente lontani da noi, oggi, che ci sembra inverosimile aver potuto abitarli in passato” .
Non c’è recensione che non inizi con questo incipit e io, che non sono originale, mi sono accodato.
Nel libro ritroviamo la storia di Barbino che è molto simile a quella reale di Busi, che ha però escluso che si trattasse di un’autobiografia:
«Mi sono deciso a riscrivere Seminario sulla gioventù […] (anche) per stanchezza verso le migliaia di lettori non lettori che ne hanno decretato il trionfo […] continuando accanitamente a cercarvi un’autobiografia che non c’è mai stata.»
Sempre molto noiosa la questione dell’autobiografismo: era il primo libro, parlava di vicende giovanili che siano capitate tutte o in parte a Busi che importa? Barbino vive con la madre e il padre, la prima va al mercato per un uovo, il padre si ubriaca, porta il terrore in casa, odia Barbino che è costretto a lasciare la famiglia. I giri di Barbino, i cento lavori, la compagnie di tre sorelle in Francia, l’omosessualità che in Busi non è vittimismo, né ghettizzazione, ma è un modo per avere una libertà sessuale che non lede nessuno, che non pretende spiegazioni. Ma si innamora e l’amore può essere una fregatura, perché uno è sposato, un altro ha vergogna di sé.
Molto forte in questo primo romanzo l’anticlericalismo di Busi, la densità di lingua, l’odio verso il pater familias e tutte le forme di politica che non mettono al primo posto la dignità e la differenza dell’essere umano.
Non seguite le mie ciance, compratelo.
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