Un cappello pieno di ciliege
- Autore: Oriana Fallaci
Il romanzo postumo di Oriana Fallaci è un’opera di un’eccellente fattura stilistica e con una struttura narrativa forte e passionale. Una storia descritta con dovizia di particolari e meticolosità, con perspicacia e destrezza, una saga, che parte da Panzano a mezza strada tra Siena e Firenze, alla metà del ‘700. Uno spaccato di storia di vita vissuta, di sofferenza e tradimenti, di amori perduti e poi ritrovati, di scelte a volte difficoltose, altre meditate, insomma, tutto quello che serve a raccontare la storia del nostro paese attraverso le quattro famiglie (suoi arcavoli), che ne sono le protagoniste. Un’opera magistrale che racchiude una ricerca maniacale dei particolari, anni di consultazioni di catasti onciari, cabrei e status animarum delle parrocchie. È la voce del padre, che la Fallaci definisce “divertita e ironica” a raccontarle nel corso degli anni, le vicende della sua famiglia, per poi passare alla voce della madre, quella “appassionata e pietosa”, che ricorda aneddoti importanti che la scrittrice tirerà fuori per i suoi appunti al momento opportuno.
“Un cappello pieno di ciliege”, altro non è che il mezzo forse un po’ eccentrico, con il quale Caterina Zani si renderà riconoscibile all’incontro con Carlo Fallaci, (bisnonno del nonno paterno della scrittrice), suo futuro sposo. Una serie di coincidenze eviteranno che Carlo, figlio di un mezzadro, possa partire al seguito di Filippo Mazzei, commerciante di vini che, vista la potenzialità del Chianti, ne vuole imitare la produzione in Virginia. E’ proprio da questo incipit che si dipanerà tutta la storia. Oriana Fallaci arriva, attraverso le sue ricerche meticolose, a conoscere persino le condizioni meteorologiche di due secoli fa. Le pagine catturano il lettore immergendolo completamente nella vicenda, coinvolgendolo tanto da intristirlo dei lutti e delle sofferenze e gioire dei momenti allegri, parte importante della narrazione. Custode di alcuni ricordi e di alcuni oggetti appartenuti ai suoi avi, era una cassapanca del ‘7oo, che oltre a rivestire un importante ruolo affettivo per la Fallaci, si rivelerà lo stimolo dal quale partire per narrare le vicende dei suoi arcavoli. La cassapanca di Caterina, appunto, citata spesso tra le pagine, e che la scrittrice svela di aver perduto a causa di un bombardamento nel ’44. La cassapanca si rivela custode di lettere, vessilli, cimeli, di famiglie d’altri tempi, oggetti appartenuti a personaggi ricchi di acume e risolutezza. Una lirica perfetta e un prezioso documento storico sono il risultato di questo imponente lavoro che alla 847esima pagina è un peccato lasciare. Una perla preziosa che non permetterà che Oriana Fallaci venga dimenticata.
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