Il libro delle case
- Autore: Andrea Bajani
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2021
Una scrittura potente, una ricerca interessante del linguaggio, un’architettura originale catturano il lettore del romanzo di Andra Bajani, Il libro delle case (Feltrinelli, 2021), finalista al Premio Strega 2021 e nei cinque finalisti del Premio Campiello 2021. Il libro è preceduto da una citazione di Milan Kundera, un autore recentemente poco ricordato che proprio parlando di case afferma che
“La vera casa non è un gabbia con l’uccellino o un armadio per la biancheria, ma la presenza della persona che si ama.”
Proprio da quest’affermazione nel corso del libro lo scrittore, partendo dal 1976 e arrivando ai nostri giorni, ripercorre tutta la storia dell’io narrante inquadrandola nelle diverse case che nel tempo ha abitato. Non c’è una correlazione sincronica nella narrazione, ma si passa da un luogo all’altro, da un tempo a un altro, da una casa all’altra, in ognuna delle quali si è svolta una relazione, una storia, una presenza, un distacco che hanno accompagnato la vita del protagonista.
La prima, “La casa del sottosuolo”, nella periferia romana, anno 1976, è sotto il livello della strada, vi si respira un odore di cantina, un sentore di diffusa umidità. Le luci sono sempre accese, il bambino IO che gattona per la casa, calpestando le ombre, guardando Nonna, uscendo nel piccolo cortile dove vive serena Tartaruga, il primo essere vivente con cui Io si confronta. Nella casa del sottosuolo vivono Padre, Madre, Sorella, Nonna e la stessa voce narrante, Io. Ecco la prima nota di originalità che colpisce nel libro di Bajani: i personaggi non hanno nomi propri, ma solo quelli rappresentati dalla loro funzione nel mondo reale e favoloso a un tempo che lo scrittore rappresenta.
Ci saranno moltissime altre case che vengono raccontate, a seconda dell’età e delle vicende biografiche del narratore: Case di Famiglia, Casa sotto la montagna, Casa del sesso, Casa delle parole, Casa di Parenti, Casa di Prigioniero, Casa Signorile di Famiglia.
La malattia di Moglie, il sesso, l’adulterio, l’amore per i figli, Bambina, la lontananza dalla mentalità di parenti ostili, la separazione dolorosa, la presenza incessante di Poeta, la sua morte drammatica all’Idroscalo, l’orrore del suo cadavere straziato dal copertone della macchina che lo ha schiacciato, la presenza affettuosa di Nonna. La descrizione precisa delle case, la loro mancanza di luce, gli odori, la forma, i materiali, la collocazione nello spazio, la visuale del paesaggio intorno, la pubblicazione delle pagine del catasto che ne ricorda piante, numero di protocollo, particella, mostrano un’attenzione quasi entomologica al tema centrale del libro, la casa appunto.
“La Casa delle pietre è un parallelepipedo messo in verticale. La base è stretta: se c’è vento forte la si vede ondeggiare o almeno così sembra a chi dalla strada guarda in su. Ondeggia insieme agli alberi del parco che si sviluppa non lontano….”.
Andando avanti e indietro nel tempo e nelle varie fasi della vita, lo scrittore ci racconta molto dell’esistenza difficile, dolorosa, irrisolta, poco felice del protagonista Io, collocata in spazi precisi, quelli delle case abitate, visitate, abbandonate, ricordate, detestate. Una porta bianca, posta nella Casa del Tumore, è il pretesto per attribuirle un significato metaforico, considerarla un passaggio verso quello che c’è dopo, la morte. In questo continuo rimando tra i dati di realtà, anche prosaica, e le considerazioni filosofiche sul valore dell’esistenza sta il fascino de Il libro delle case, un romanzo atipico, originale, poetico.
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