La traccia dell’angelo
- Autore: Stefano Benni
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2011
Ancora una storia ambientata a Natale, un Natale degli anni Cinquanta: è il contributo di Stefano Benni alla tematica degli angeli.
Edito da Sellerio nel 2011, "La traccia dell’angelo" è un breve testo di Stefano Benni dedicato alla malattia e prende spunto dalla storia di Morfeo, bambino di otto anni che il giorno di Natale viene colpito in mezzo alla testa dalla caduta di una pesante persiana nella casa dei nonni.
A seguito del fatto, Morfeo comincerà una storia decennale di cure chimiche che lo accompagnerà fino al momento di entrare in clinica, per un tentativo di disintossicazione dai farmaci.
A fargli compagnia nel corso degli anni un angelo cattivo, Gadariel, che ha un compito, tre cose da fare:
Per prima cosa dovrò aiutare Morfeo. Morfeo non lo sa, ma aspetta un figlio. Dovrò aiutare tutti e due.
Poi dovrò aiutare suo padre, il vecchio Giobbe. Infine dovrò fare qualcosa per togliere un po’ di dolore al mondo. Nell’esistere di tutti il bene è sempre una goccia più del male, una minuscola goccia, bisogna raccoglierla e versarla ogni giorno.
Ho letto alcune critiche piuttosto negative da parte di lettori di Benni, accusato di essere invecchiato e di aver perso lo stile originale, del tutto unico.
Effettivamente ho ritrovato lo stile inconfondibile e vulcanico dell’autore solo nelle prime pagine della Parte seconda del libro.
Ma la ragione, a mio parere, è questa: "La traccia dell’angelo" è un’intensa riflessione, non un esercizio di fantasia, è un libro di denuncia dello strapotere dell’industria della salute e dei medicinali, la terza industria del mondo, dopo quella delle armi e del petrolio.
E la riflessione, spesso cruda, non può allontanarsi troppo dal reale o estraniarsi dal mondo degli uomini.
Questo ospedale è il mondo, lo stesso mondo di prima, anche se ora non lo riconosci più: il mondo è un enorme ospedale. Tutti cerchiamo di guarire, di non soffrire troppo, di uscirne vivi ancora una volta, di cambiare qualcosa per sempre. Chi ha soldi può credere che potrà guarire dal mondo in fretta, comprerà ogni primario, medicina, privilegio e comodità, entrerà nella camera lussuosa, si sdraierà sul letto a baldacchino. Si illuderà che nessun virus potrà entrare lì dentro, se entrerà verrà stanato e ucciso in fretta. Ogni dolore che entrerà in un attimo uscirà. Sarà presto deluso. Soffrirà come gli altri, non c’è moneta per guarire dal mondo.
Qui, in queste parole, io ritrovo la voce e lo stile di Benni, forse invecchiato ma pur sempre un autore di grande interesse.
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Esistono gli angeli? E i demoni? Ci proteggono? Oppure ci abbandonano ai nostri problemi? La verità è che fanno entrambe le cose a seconda del destino che hanno le persone. Morfeo è un bambino fantasioso e sereno che sta trascorrendo il giorno di Natale in un tipico contesto degli anni Cinquanta. I sono parenti, ci sono regali, ci sono tanti sogni, ma soprattutto c’è una persiana che cigola, pericolosamente. In un momento di distrazione Morfeo non si accorge che la persiana si stacca e lo colpisce alla testa ferendolo gravemente. Viene subito portato in ospedale e dimesso dopo venti giorni con la prognosi di trauma cranico. A distanza di parecchi anni, in seguito ad altre visite mediche gli viene riscontrata l’epilessia e viene curato con farmaci pericoli e invasivi che creano dipendenza. Si susseguono poi altre vicende comiche e tragiche che lo accompagnano negli anni successivi, si sposa, si dedica alla sua grande passione per la scrittura, il padre muore e infine viene di nuovo ricoverato in una clinica per disintossicarsi da tutti i farmaci presi per un’epilessia inesistente.
"La traccia dell’angelo" ha un linguaggio snello, veloce e divertente, con risvolti grottescamente comici che strappano un sorriso al lettore. La fantasia e la creatività dell’autore, Stefano Benni, inscenano una dicotomica lotta tra Morfeo e il dominio dei farmaci da una parte e tra gli angeli ribelli e il dominio celestiale dall’altro. Un caleidoscopio di personaggi e macchiette colorano un racconto di per sé singolare e insolito, e ci conducono a un epilogo agrodolce, il tutto può essere riletto in chiave di liberazione delirante o di sogno a occhi aperti, oppure di possibile realtà alternativa per spiegare gli eventi della vita e dare un senso a ciò che accade. E alla fine di tutto, l’effigie di un angelo appuntata sulla cima dell’albero di Natale avrà avuto motivo di esistere e sarà di nuovo spettatrice di una bella festa in famiglia. Da qualche parte si sentono ancora suonare le campane e sembra che dicano, rintocco dopo rintocco, che le storie devono continuare.
Il romanzo è brevissimo e scorre agevolmente, consiglio la lettura a chiunque abbia un pomeriggio a disposizione e lo voglia dedicare a una deliziosa pausa tè.