Lettere alla madre
- Autore: Charles Baudelaire
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
“Ti supplico, vieni, vieni. Sono al limite della resistenza nervosa, del coraggio, della speranza… Darei non so che cosa per vederti, per abbracciarti. Sento già la catastrofe, e non posso venire da te, adesso. Parigi mi nuoce… Ti chiedo la tua felicità e la mia per quello che ancora possiamo conoscerla.“
Sono le parole tratte da una delle lettere che Charles Baudelaire ha scritto alla madre Caroline, una tale carica emotiva da dare l’impressione di oltrepassare il confine del legame madre- figlio. In Lettere alla madre, il Baudelaire conosciuto come uno dei più importanti poeti del XIX secolo, grande innovatore che ha influenzato i poeti maledetti Verlaine, Mallarmé, Rimbaud, gli scrittori Marcel Proust, Paul Valéry e il nostro Dino Campana, mette a nudo tutte le sue fragilità e si rivela un uomo segnato negli affetti della sua vita. Sentimenti di amore e odio, rancore e perdono lo legavano all’unica donna che ha amato di più nella sua tormentata vita.
Nell’opera sono raccolte le missive intercorse nell’arco dell’intera vita del poeta de I fiori del male, dagli anni adolescenziali fino alla sua ultima lettera alla madre, poco prima di morire, inviate ad una donna squisitamente francese, fine ed incantevole, che alla morte del padre sposò il generale Aupick. Il matrimonio della madre fu per Charles uno shock, lo vivrà come un tradimento e le conseguenze lo segneranno per sempre: tormento e gioia, nostalgia e amore saranno le emozioni contrastanti che ci si appresta a leggere.
Rilevante è il desiderio di ferirla e di vendicarsi, come di amarla alla follia.
Fin dalle prime pagine conosciamo un piccolo Charles, di soli tredici anni, amareggiato e profondamente deluso, che scrive dal collegio dove era stato mandato per completare gli studi, ma che di studiare non ne voleva sapere. Indisposto e svogliato, indirizza lettere focose alla madre, cercando si farla sentire in colpa per averlo rinchiuso in un istituto scolastico lontano da casa e da lei, e con la stessa animosità poi cambia verso e le dà speranza in un suo immediato cambiamento affinché ella possa sentirsi fiera di lui.
“…ero deciso a lavorare e a lavorare con tenacia perché voi poteste dire: abbiamo un figlio che riconosce le nostre cure e attenzioni; ma la sventataggine e la pigrizia mi hanno fatto dimenticare i sentimenti che sentivo profondamente, quando promettevo.“
Un gioco crudele sul filo delle emozioni che renderà il loro un rapporto passionale (e a volte spietato) e che risveglierà in lui il ricordo delle carenze affettive passate. Charles Baudelaire ebbe una vita tormentata, bohemien, vissuta tra bettole e stanze ammobiliate, che lo uccide e lo avvelena scriveva preoccupata la madre. Conobbe scrittori e artisti, sperperò il suo intero patrimonio e visse un’appassionata e contrastata storia d’amore con Jeanne Duval, la prostituta creola che diverrà per lungo tempo la sua musa, chiamata la Venere nera e ritratta nel famoso dipinto di Édouard Manet. La madre Caroline lo contrasta per quella relazione che riteneva svantaggiosa e dannosa, le tue lettere sono arrivate, non avevano il dono di darmi sollievo, sei sempre armata a lapidarmi con la folla; Baudelaire le risponde, confessandole di sentirsi legato a Jeanne e di nutrire forti sensi di colpa nei suoi confronti. L’aveva ridotta alla miseria costringendola a pagare i debiti con i suoi gioielli, l’aveva talvolta picchiata in preda alla rabbia e, nonostante tutto il dolore vissuto per lei e con lei, non voleva abbandonarla, in lei aveva riposto tutte le sue speranze. Il rapporto tra i due amanti durerà quattordici anni, nei quali disavventure economiche e poi successivamente l’insorgere della malattia porteranno il nostro poeta alla morte a soli quarantasei anni, tra le braccia della madre.
“Se sapessi di quali pensieri mi nutro: la paura di morire prima di aver fatto quello che ho da fare; la paura della tua morte prima che ti abbia resa assolutamente felice, tu, l’unico essere con cui io possa vivere dolcemente, senza sotterfugi, senza menzogne … Io, ti ho amata appassionatamente nella mia infanzia; più tardi, spinto dalle tue ingiustizie, ti ho mancato di rispetto… spesso me ne sono pentito… Ma ormai il male è fatto, fatto dalle tue imprudenze e dalle mie colpe.“
Lettere alla madre è un testo piena di tenerezza e furore, amore e follia, dalla prima lettera scritta alla madre poco più che bambino, all’ultima, poco prima di morire, nella quale le chiede disperatamente di scrivere di lei a lungo senza trascurare nulla. Un romanzo epistolare appassionante che pone spontaneamente una domanda: se Baudelaire fosse stato amato come desiderava, avrebbe poi scritto I fiori del male ?
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