Morale del giocattolo
- Autore: Charles Baudelaire
- Genere: Psicologia
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2019
Ricevo e segnalo volentieri un acuto saggetto di Charles Baudelaire dal titolo “Morale del giocattolo”, la cui edizione italiana è curata da Giovanni Santambrogio per La Vita Felice.
Si tratta di un lavoro di poche pagine (testo francese a fronte), incentrato sul rapporto gioco-bambino con apprezzabili sconfinamenti nel campo dell’arte, della pedagogia, dell’incidenza del giocattolo sull’immaginazione e lo sviluppo della sensibilità del fanciullo. Un passaggio, tra i tanti, mi ha colpito, in quanto ritengo possa agevolare una riflessione sull’indole del bambino in relazione al rapporto instaurato coi propri giochi. Il passaggio è questo, delineato a pagina 41 del saggio:
(…) ci sono bambini che (…) non usano i loro giocattoli, li risparmiano, li ordinano, ne fanno biblioteche e musei, e li mostrano di tempo in tempo ai loro piccoli amici pregandoli di non toccare. Io diffiderei volentieri di questi bambini-adulti. La maggior parte dei marmocchi vuole soprattutto vedere l’anima, gli uni dopo qualche tempo d’esercizio, gli altri subito. E’ la più o meno rapida invasione di questo desiderio che determina la maggiore o minore longevità del balocco. Io non mi sento il coraggio di biasimare questa mania infantile: è una prima tendenza metafisica.
“Morale del giocattolo” esce per la prima volta sul periodico “Le Monde Littéraire” il 17 aprile 1853. Charles Baudelaire ha appena compiuto trentadue anni, il futuro gli si prospetta come ingarbugliato, il periodo della fanciullezza non più vicino: chissà che, per il poeta, questo scritto non sia dunque il tentativo di mettere punto - in maniera lata, densa, sui generis, universale - sul tempo trascorso, sulla trascorsa età della spensieratezza, e guardare avanti.
Non meno densi di spunti e tutti autorevoli si rivelano i contributi a corredo del volumetto (Gianpaolo Dossena, Philippe Ariès, Gianni Rodari, Bruno Bettelheim, Ronald Barthes e Carlo Collodi). Per usare un ossimoro apparente: giocare è un’attività serissima. Che lo si ammetta o meno, l’animus dei giocattoli ci segue da presso, accompagnando anche la fase adulta della vita. Come indica Gianni Rodari nell’incipit del suo “Il giocattolo come personaggio” (pag. 59):
Tra il mondo dei giocattoli e il mondo adulto c’è un rapporto meno chiaro di quanto possa sembrare a prima vista: da un lato, i giocattoli vi approdano ‘per caduta’, dall’altro per conquista. Certe cose che nel mondo adulto hanno avuto un tempo grande importanze, accettano la riduzione a giocattoli, pur di non sparire, quando quel tempo viene a finire.
Probabile che anche per Baudelaire sia andata così e la traccia di questa riduzione non sia individuabile in questo libro misurato ma gravido di spunti. Costa, peraltro, quanto una pizza e vi sazia di più.
Morale del giocattolo. Testo francese a fronte
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