Morte di un uomo felice
- Autore: Giorgio Fontana
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2014
“Morte di un uomo felice” di Giorgio Fontana è il romanzo candidato al Premio Campiello ambientato nel periodo del terrorismo, all’inizio degli anni Ottanta. Siamo a Milano e il protagonista della storia è Giacomo Colnaghi, un magistrato che si occupa, in un contesto e in un periodo difficilissimo, definito “gli anni di piombo”, dell’assassinio da parte di un gruppo eversivo di estrema sinistra, del chirurgo Vissani, componente dell’ala più a destra della Democrazia Cristiana. Il romanzo non è un giallo bensì un’indagine profonda sulla persona e sui pensieri di Giacomo Colnaghi, cattolico convinto e con la reale vocazione di magistrato.
“Vinse il concorso di magistratura primo fra tutti. Al nonno disse semplicemente la verità: con quel mestiere avrebbe difeso i deboli e gli umili come loro e nessuno sarebbe stato privo d’importanza ai suoi occhi, come Cristo aveva insegnato.”
Il protagonista, attraverso gli accadimenti, medita, riflette, ricorda. Ripensa a quel padre partigiano che lui non ha fatto in tempo a conoscere poiché morto quand’egli era ancora troppo piccolo. Chissà, se fosse rimasto in vita, lui magari sarebbe cresciuto privo di fede oppure padre e figlio si sarebbero odiati. Suo padre, inoltre, di idee di sinistra, come lo avrebbe giudicato? Un bigotto che non perdeva mai una Messa, che non dimenticava di recitare le preghiere della sera o, comunque, un figlio di cui andare fiero?
Colnaghi divide la sua vita tra Milano e la provincia ove vivono la madre, la moglie e i due figli cui lui è tanto legato. La storia si dipana, quindi, principalmente, tra Saronno e i quartieri di Milano tra cui il Casoretto, Lambrate, spostandosi poi verso il centro nella zona dei tribunali e giungendo fino alla stazione di Porta Genova e ai Navigli.
Amici da tempo e anche durante le indagini sono il compagno d’infanzia Mario, anch’egli cattolico ma costretto, per propri vissuti, ad un divorzio non gradito a molti, Colnaghi compreso, e Roberto Doni, sostituto procuratore, a Giacomo unito dal lavoro nonché dall’affetto e già presente nel precedente romanzo di Fontana “Per legge superiore”.
I due libri costituiscono, come spiega l’autore stesso, un “dittico” sulla giustizia; in "Morte di un uomo felice" il protagonista, durante le indagini, si pone molte domande che non sono propriamente relative al lavoro svolto bensì costituiscono un insieme di riflessioni di un uomo particolare, diverso da tanti altri che vorrebbe capire le idee scatenanti che danno origine alla ferocia degli uomini. I suoi dialoghi, il primo, quando era ancor molto giovane, con una teologa e poi quello con Meraviglia, il terrorista catturato ed incriminato per l’uccisione di Vissani, paiono profondamente diversi ma rendono chiaro il percorso intimo del protagonista. La sintesi del pensiero sta nel significato di giustizia che Colnaghi ricerca da tutta una vita. Un ricordo è rivolto anche al tanto spargimento di sangue, quello del padre partigiano morto trucidato tanti anni prima, ma anche quello versato in quegli anni di delitti e stragi. Parlando con Meraviglia, giovane ed efferato terrorista, Colnaghi cerca ancora di capire il modo di pensare di “chi si ribella, lotta, combatte”; il terrorista, però, non dà risposta alle sue domande. Il magistrato comunque riesce a dare una spiegazione a tanti suoi perché. C’è una sola parola che può spiegare tutto: libertà di scelta, possibilità d’imboccare l’una o l’altra strada e di percorrere quindi vie diametralmente opposte.
A ciò fa seguito, però, una ridda di pensieri, di ricordi e poi d’improvviso ecco un’altra idea, la vera luce.
“Gli fu chiaro perché da ragazzo aveva scelto quella strada. Era talmente semplice, come sempre, aveva a che fare con il dolore, non con l’equità o con qualche utopia, né con i patti di un’ipotetica bilancia da pareggiare: alla fine si riduceva tutto solo e soltanto al dolore.”
In quest’ottica profondamente umana e sentita, Colnaghi non assume solo le caratteristiche del cattolico ma dell’uomo di qualsiasi razza, credo o religione, alla ricerca del bene e della giustizia forse perché aveva tanto sofferto. E’ felice ora Colnaghi, sia per il lavoro, sia per aver trovato una propria dimensione in un mondo così difficile ma non ha fatto i conti con la cruda realtà. Lui è un magistrato e, come tanti in quegli anni, gli tocca la triste sorte di altri uomini coraggiosi. Non va proprio tutto come previsto neppure per l’indomito, l’inguaribile ottimista Colnaghi.
Il romanzo si commenta da sé: seppur scritto da un autore molto giovane pare frutto di maturità e consapevolezza. La rielaborazione che Giorgio Fontana fa del periodo del terrorismo si tramuta in un libro a tratti cupo ma non triste perché c’è sempre spazio per la speranza e il perdono. Trarre da eventi crudeli pensieri così profondi rende il romanzo una lettura che, seppur impegnativa, è indimenticabile.
Dalla penna di Giorgio Fontana, classe 1981, è nato un libro davvero meraviglioso.
Morte di un uomo felice
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Proprio così: quest’autore, relativamente giovane, mostra di possedere uno stile narrativo maturo e una capacità di analisi, a mio parere, singolare.
Recensione puntuale e interessante.