Per dieci minuti
- Autore: Chiara Gamberale
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2013
“Le va di fare un gioco?”, aveva domandato la dottoressa T. a Chiara un giorno di dicembre al termine della seduta di psicoterapia alla quale periodicamente la donna si sottoponeva per tentare di superare un periodo della sua vita dove “tutto mi franava intorno”. Ispirata dal filosofo e pedagogista tedesco Rudolf Steiner, la psicologa aveva consigliato a Chiara “per un mese, a partire da subito, per dieci minuti al giorno, faccia una cosa che non ha mai fatto”. In fondo cosa aveva da perdere Chiara che in meno di un anno si era trasferita da Vicarello, paese natio a pochi chilometri da Roma, per vivere nella Capitale con tutto il trauma che ne era seguito e che aveva visto naufragare il suo matrimonio? Dulcis in fundo la giornalista/scrittrice (“scrivere è, semplicemente, il mio unico rimedio all’esistenza”) aveva perso la “Mia Rubrica” sul settimanale nel quale lavorava, sostituita “con la posta del cuore di una certa Tania Melodia, vincitrice morale dell’ultima edizione del Grande Fratello”. Incominciare quindi a fare questo interessante “psicogioco” dei dieci minuti per iniziare un percorso di cambiamento, un’occasione per provare a togliersi da dosso quel “dolore insopportabile”, per essere meno egoisti (perché fuori da Egoland, titolo del racconto inedito di Chiara, si possono fare tante esperienze) e tentare di far entrare il mondo in se stessi, quello stesso che apparentemente sembrava rifiutare Chiara. In merito a ciò Chiara Gamberale da noi intervistata dichiara che
“anche solo ragionare, ogni giorno, come spendere in una maniera nuova dieci minuti, toglie del tempo al pensiero ossessivo. Inoltre il gioco mette necessariamente a contatto con tutto quello che c’è fuori dai nostri confini. Che improvvisamente sono limiti”.
È accaduto a tutti, anche all’autrice di questo diario di un mese nodale, dal 3 dicembre 2012 al 3 gennaio 2013, e cronaca di una rinascita che la stessa Gamberale definisce un’”autobiografia parziale” perché
“rientra nel genere dell’autofiction: l’io narrante porta il mio nome, è una scrittrice ed io ho davvero ‘giocato’ ai dieci minuti per un mese. Ma ‘il realismo è l’impossibile’, come ha scritto Walter Siti. E infatti non sono mai stata sposata diciotto anni come la protagonista e non ho mai vissuto in campagna. Ma conosco gli strappi che certi lutti lasciano dentro”.
Ecco nascere una serie di nuove esperienze anche bizzarre come tingersi le unghie color fucsia, imparare l’Hip Hop e a ricamare, cucinare il pancake, camminare all’indietro, imparare finalmente a guidare con l’aiuto di “Mio Marito”, guardare la propria madre sotto una luce nuova. Soprattutto scoprire come può essere entusiasmante festeggiare il Natale perché un giorno è arrivato Ato “strappato dalla sua terra e dalla sua famiglia”. Il ragazzo rappresenta per Chiara
“L’Altro, in senso profondo. Accogliere Ato e la sua storia è il regalo più prezioso che Chiara riceve dall’esperimento steineriano e dallo sforzo di mettersi di nuovo a disposizione della vita e della sua fantasia. Ato, la protagonista e Gianpietro sono tre persone smarrite, per motivi diversi: il bisogno di fare famiglia li rende simili. E scopriranno insieme di rappresentarla già, una famiglia”.
Pubblicato da Feltrinelli nel 2013, Per dieci minuti è un romanzo originale, ironico, brillante dedicato “A Yab, per tutti i minuti del suo futuro”, scritto con passione autentica, nel quale chissà quanti uomini e donne si identificheranno. Una delle doti di questa sensibile autrice, ideatrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici, collaboratrice su La Stampa e Vanity Fair, è di saper valutare questa nostra società un po’ alla deriva senza più punti di riferimento. La titolare del blog Sentimentalisti anonimi su iodonna.it, in questo romanzo, visto come un portafortuna, si conferma una scrittrice matura capace di emozionare il lettore cominciando dalla frase di Steiner che pone come esergo del volume.
“In ogni essere umano esistono facoltà latenti attraverso le quali egli può giungere alla conoscenza del mondo”.
Rispetto a ciò l’autrice ci rivela che la frase
“è un inno alle nostre potenzialità: sono molte di più delle caratteristiche su cui, coscientemente, appoggiamo la nostra personalità. Quell’inno attraversa come una corrente elettrica tutte le pagine del libro”.
Per dieci minuti
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Nonostante "Le luci nelle case negli altri" non mi aveva fatto impazzire, questo mi ispira molto, mi sa che una seconda chance alla Gamberale si può dare! Bella recensione
Chiara, la protagonista, all’improvviso si ritrova senza avere più le sue certezze: il marito, il lavoro, la casa, d’un tratto non esistono più, costringendola a cambiare. Su consiglio di uno psicoterapeuta, inizia un gioco: per un mese, per almeno dieci minuti al giorno, deve compiere una cosa per lei assolutamente nuova, rompendo i suoi vecchi schemi comportamentali e allargando i suoi orizzonti cognitivi. Ed è attraverso questo esperimento che Chiara arriva a capire quanto sia importante e necessario il cambiamento nella vita di una persona. Non solo, scoprirà di lei nuove parti e sfaccettature, impreviste capacità, inclusa quella di tornare a vivere.
Chiara, con le sue caratteristiche di paura, fragilità e confusione, ma anche di determinazione e di ironia, è il personaggio chiave di questo romanzo: si ritrova a fare i conti con la ricostruzione del suo assetto esistenziale. Si assiste, pertanto, ad una piacevole evoluzione di questo personaggio, attraverso le vicende che si trova a vivere e che la aiuteranno ad approdare a nuove consapevolezze.
Da sottolineare il personaggio del marito di Chiara, che funge da leva al suo cambiamento, facendole da contraltare, e che costituisce la prova più difficile per la sua crescita. Sarà lui l’unico a non evolvere nella storia.
E poi Rodrigo, Gianpietro e Ato, Giada e Annalisa, fondamentali per la sopravvivenza psicologica di una sconsolata Chiara. Ognuno di loro risulta ben caratterizzato, e anche per loro è evidente una crescita progressiva che culmina nel finale insieme a quella di Chiara.
Il linguaggio, ricco di dialoghi, è snello, brioso, leggero, immediato, perfetto per la complessità dei temi trattati perché permette di non affaticare il lettore, già trascinato a fare considerazioni profonde durante la lettura.
L’incipit è esplosivo, accattivante e catapulta immediatamente il lettore nella vicenda. Originale, imprevedibile e ironica l’autrice, esilarante anche quando affronta gli intricati temi dell’amore, della solitudine, del dolore e della felicità.
Il ritmo della narrazione è incalzante, dato dall’uso di continui flashback inseriti ad arte, veloce perché basato su una struttura semplice, ma che rallenta sapientemente quando questa riguarda parti di introspezione, di analisi dei sentimenti e degli stati d’animo.
C’è un buon grado di sequenzialità dei fatti narrati, un’evoluzione appropriata della trama che veicola il messaggio finale e quindi esaurisce i fili narrativi.
Certo è il carico emblematico dell’atto finale in cui Chiara si spoglia di tutti gli indumenti, letteralmente e metaforicamente, sul grande palco (della vita).
Il libro convince perché spinge a profonde riflessioni sul cambiamento. Cosa vuol dire cambiare? Quanto costa e quanto è difficile attuare il cambiamento? E soprattutto, chi ha detto che il cambiare è necessariamente noioso e doloroso?
a me la luce nella casa degli altri mi è piaciuto moltissimo.
Non conosacevo Chiara credo che leggerò tutto quello che ha scritto.
anna