Ritratto di Marcel Proust
- Autore: Marcel Proust Edmund White
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2010
Ritratto di Marcel Proust di Edmund White racconta la vita e le opere di Marcel Proust: la giovinezza, gli amori, il compimento del libro più importante del Novecento, la malattia e le idiosincrasie.
Nato nel 1871, lo scrittore della maggiore opera letteraria del ’900 passò i suoi primi anni nell’incanto di un’infanzia dorata, con una predilezione notoria per la madre, ma avendo già la malattia che gli rese la vita impossibile, l’asma.
Edmund White parla dello scrittore inframezzando particolari ironici alla vita quotidiana, tenendo ben presente che in Francia esce una biografia nuova ogni anno. Per non ripetere le stesse cose sempre con lo stesso tono, White all’inizio del libro scrive:
"Di sicuro, la madeleine imbevuta nel tè è divenuta il simbolo più famoso della letteratura francese; la gente si riferisce alle improvvise ondate di ricordi chiamandole «esperienze proustiane». I più snob amano puntualizzare che se la famiglia Proust avesse avuto maggiore bon ton, e non avesse coltivato l’abitudine di intingere dolci nelle bevande, la letteratura mondiale sarebbe stata più povera. Anche chi non ha mai letto Proust spesso si sente libero di parlarne tranquillamente".
Per colpa dell’asma i suoi studi furono discontinui, per lunghi periodi non frequentava il liceo, non che la cosa gli dispiacesse, avendo Proust interesse solo per le cose mondane, diventando con il suo snobismo anche il maggiore accusatore della vita snob, conoscendola da vicinissimo. I suoi genitori morirono presto e lui andò ad abitare nella casa di sua zia, dove c’era la famosa stanza di sughero, dove tutti i rumori arrivavano attutiti.
Intriso di buone letture, lo scrittore era anche un fine intellettuale con i suoi studi su Ruskin dando ragione a chi sosteneva che solo i romanzieri americani fossero senza sovrastrutture. White scrive:
"Se, come osservò una volta Camus, gli americani sono gli unici romanzieri che non pensano di dover essere intellettuali, si potrebbe aggiungere che i romanzieri europei sono, al contrario, quelli che si considerano quasi obbligati a sviluppare una filosofia".
Conobbe il terribile de Montesquiou, con i suoi vezzi e le sue cattiverie, che diverrà la base per il personaggio del barone di Charlus.
Nel 1894, quando aveva 23 anni, Proust incontrò il compositore Reynaldo Hahn, con il quale nei due anni successivi avrebbe avuto una relazione appassionata e sorprendentemente aperta (vista l’epoca). Hahn aveva solo 19 anni.
Un amore folle, totale, tenendo conto che lo scrittore non si nascondeva più di tanto, mentre Oscar Wilde in Inghilterra pativa le pene del carcere.
Si lasciarono, arrivarono altri amori, poi quello assoluto per Agostinelli, suo factotum, che viveva con Anna, presentata come sua moglie anche se non lo era. La sessualità di Proust cambiò, cercava eterosessuali e la società francese non vedeva nulla di male in questo rapporti omoerotici tra il padrone e un suo sottoposto. Poi c’è anche da dire che Proust pensava di non sembrare omosessuale, quando la società parigina invece lo conosceva come un "mondano pederasta".
White si attarda anche sulle mancate pubblicazioni del libro, i rifiuti, uno terribile da parte di Gide, che portò il rimorso per tutta la vita, altri che si limitavano a dichiarare cosa ci fosse di importante in un risveglio che dura per sessanta pagine.
La guerra del ’15-’18, trovò un uomo malatissimo che non usciva più di casa, completamente nelle mani della domestica Céleste Albaret, che scrisse anche un libro per la sua esperienza con lo scrittore. Un ultimo amore tardivo con Henri Rochat, impenitente donnaiolo che lavorava al Ritz, che Proust tenne segregato in casa. White scrive:
"Semplicemente perché l’ispirazione principale per l’Albertine di La prigioniera è Henri Rochat, e non Alfred Agostinelli. Fu Rochat a vivere nella sua stanza, solitario e autosufficiente, nel cupo appartamento di Proust, mentre Agostinelli aveva vissuto con sua moglie e solo per poco sotto il tetto dello scrittore. Di conseguenza, La prigioniera, abbozzata a grandi linee già nel 1916, raddoppiò di dimensioni nel corso dei due anni in cui Rochat visse con Proust."
Nel 1922, morì per una complicazione polmonare, a cinquantuno anni.
La breve biografia finisce qui. White parla poco del libro, scrive soltanto:
"Proust può essere più adatto ai lettori di oggi rispetto a quelli del passato perché, man mano che la sua vita si allontana nel tempo e la storia della sua epoca si sfoca, viene letto più come uno scrittore di favole che un cronista, come un creatore di miti piuttosto che il portavoce della Belle Époque.
Nell’ambito di questa nuova prospettiva, Proust emerge come il supremo compositore dello spirito".
Non solo Proust non invecchia mai ma la Recherche è il libro più conosciuto al mondo dopo la Bibbia.
Ritratto di Marcel Proust
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