Una ragazza d’altri tempi di Felicia Kingsley

Londra, giorni nostri. Rebecca è una ventunenne sui generis, sfigata in amore e con la passione per Egittologia e Regency, ovvero il decennio che va dal 1811 al 1820, denominato così perché nel Regno unito, il principe ereditario sostituì suo padre Giorgio III, reso inabile da una grave malattia genetica.
Come accade ai personaggi della serie di film Non ci resta che il crimine, avvezzi ai salti temporali, Rebecca si trova catapultata in piena Reggenza, nel 1816.
Il romanzo della Kingsley a questo punto si ispira alla novel of manners e in particolare alla sua regina indiscussa, Jane Austen. Ma alla scrittrice lo stile simil Austen sta stretto ed ecco che il libro si trasforma in una detective story alla Conan Doyle o meglio, più virato ai più recenti film e serial ispirati all’autore con un po’ di sano erotismo che non fa mai male.

Lungo più di cinquecento pagine, il romanzo è tuttavia avvincente e scorrevole e, oltre a fornire interessanti notizie sulla vita sociale e pratica nel primo Ottocento inglese, mantiene quella patina ironica che, dall’epoca di Un americano alla corte di re Artù di Mark Twain, caratterizza le storie di viaggi nel tempo.
Sicuramente accattivante per le fan della narrativa chick-lit di cui rispetta in pieno le linee guida, Una ragazza d’altri tempi, tuttavia possiede un quid tale da attrarre anche lettori poco avvezzi a quel genere narrativo.

Finale forse paradossale e un po’ debole, comunque lettura piacevole di livello leggermente più alto rispetto agli standard del filone in cui si inseriscono la Kingsley e altre scrittrici chick-lit.
Plausibile un interesse da parte dei lettori britannici, visto che la scrittrice italiana, ha saputo disquisire della Londra del 1816 con tanta dovizia.