33 poesie
- Autore: Emily Brontë
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Nottetempo
“Io sono l’unica sul cui destino non un labbro s’interroga, né uno sguardo si vela; da che sono nata non ho svegliato un pensiero dolente, un sorriso di gioia. In segreta ebrezza, in gemiti segreti, questa vita mutevole è trascorsa così deserta dopo diciott’anni, com’era sola nel giorno natale”.
I confini geografici di Emily Brontë (Thornton, 30 luglio 1818 – Haworth, 19 dicembre 1848) erano rappresentati dal mare d’erba della brughiera dello Yorkshire che circondava la solitaria canonica nella quale il padre Patrick, pastore anglicano rimasto vedovo nel 1821, aveva una curazia. Leggendo il capolavoro della letteratura inglese Cime tempestose, unico romanzo della scrittrice edito nel 1847 con lo pseudonimo di Ellis Bell, e le circa duecento poesie dedicate alla morte, all’immaginazione, alla natura, all’amore “che di rado trionfa”, che questa donna straordinaria ha scritto, si ha la percezione di quanto grandi siano la mente e l’anima di Emily Brontë.
“Vi furono tempi che non so tacere, vi furono tempi che ciò mi fu amaro, quando l’anima lasciò la sua arroganza per sospirare chi mi amasse qui. Ma questo fu nel primo avvampare di sentimenti che il dolore estinse; e sono spenti ormai da tanto tempo, che ora quasi non credo che siano stati. Prima svanì la giovane speranza” (17 maggio 1837).
Nella Collana di Nottetempo in ebook poeti.com, diretta da Maria Pace Ottieri e Andrea Amerio (edizione cartacea numerata), esce una nuova edizione aggiornata di una preziosa selezione di poesie dell’autrice curata da Ginevra Bompiani.
“La traduzione delle poesie di Emily Brontë, insieme allo scritto introduttivo, è uscita per Einaudi nel 1971”
precisa la curatrice nelle prime pagine del testo. Pubblicarne ora una nuova versione, sempre riferendosi, oggi come allora, al testo originale The Complete Poems of Emily Brontë, a cura di C. W. Hartfield (New York, Columbia Univ. Pre. 1941), rappresenta per Ginevra Bompiani un modo per chiudere il cerchio.
“È stata la prima cosa che ho pubblicato. Ero molto giovane e studiavo alla Sorbona. È per questo libro che successivamente mi laureai in Italia in letteratura inglese e mi ritrovai ad insegnarla”.
Una poetica privata, segreta, silenziosa che rifletteva la personalità di Emily, che fin dall’infanzia aveva sempre parlato pochissimo. “Non sono giunti fino a noi, né lettere né manoscritti” anche perché la Brontë distrusse tutti i manoscritti più personali. Emily non parlava, non per timidezza ma per riserbo, un po’ come erano riservati gli altri suoi fratelli: Charlotte (1816 - 1855), sorella maggiore autrice di Jane Eyre, e Anne (1820 - 1849), sorella minore che scrisse Agnes Grey. L’unico maschio, Branwell, aveva in comune con le sorelle una sconfinata fantasia, durante le sere invernali mentre il vento tempestoso soffiava forte intorno alla canonica, i fratelli chiusi in una stanzetta, inventavano racconti e poesie. Storie trascritte “in una calligrafia minutissima su foglietti di carta grandi un palmo” che rivelavano regni fantastici, che i quattro ragazzini “lasciati a se stessi” avevano battezzato Angria e Gondal. Mondi lontani che stridevano con la solitudine di Haworth nella quale i Brontë si cullavano, perché intimamente convinti della loro genialità. “Fu poi la loro barriera contro il mondo. Contro la morte”, anzi “la loro strada fantasmatica verso qualunque meta”. A questo ciclo di racconti chiamato Gondal “un paese del Nord”, si possono ricollegare tutte le poesie che Emily avrebbe redatto in seguito, perché la nostra eroina avrebbe scritto per tutta la vita, ininterrottamente.
“Scrivere per lei significava immaginare e non descrivere”.
Si pensi a Cime tempestose, alla forza dirompente del sentimento di amore assoluto, totalizzante, che Catherine e Heathcliff sentono l’uno per l’altra. È per questo che i due innamorati vagano per sempre nella brughiera sotto forma di spettri. Ginevra Bompiani ricorda che:
“Emily non credeva al dialogo. Il suo amore fu per la Natura, Dio e gli animali. Per loro spiega la sua parola poetica – segreta, cantante, univoca”.
Quando Charlotte nel 1845 scoprì casualmente in un cassetto le poesie della sorella il cui tema dominante è quello della libertà, “intesa soprattutto come liberazione”, fu “un vero lavoro persuaderla alla pubblicazione”, perché Emily fino alla fine insistette per l’anonimato. Fu la sua opera immortale che parlò e parla ancora per lei.
“Verrò quando sarai più triste, steso nell’ombra che sale alla tua stanza; dopo che il giorno ha perso il suo tripudio, e il sorriso di gioia è ormai bandito dalla malinconia pungente della notte. Verrò quando la verità del cuore dominerà intera, senza scampo, e il mio influsso su di te stendendosi, farà acuta la pena, freddo il piacere, e la tua anima porterà lontano. Ascolta, è proprio l’ora, l’ora tremenda per te: non senti rullarti nell’anima uno scroscio di strane emozioni, messaggere di un comando più austero, araldi di me?”. (Novembre 1937).
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