Armadale
- Autore: Wilkie Collins
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2016
Esce oggi 21 gennaio in una nuova edizione Fazi, con la traduzione di Alessandra Tubertini, Armadale di Wilkie Collins (Marylebone, 8 gennaio 1824 - Londra, 23 settembre 1889), classico della letteratura inglese pubblicato per la prima volta a puntate nel novembre del 1864 sulla rivista vittoriana fondata e diretta da George Murray Smith, The Cornhill Magazine e edito poi nel 1866.
“Ha in progetto di fare qualcosa prima di morire, che non è stata ancora fatta?”.
Durante l’apertura della stagione del 1832 presso le terme di Wildbald, tranquilla cittadina tedesca, il dottore di Wildbald stava facendo il suo dovere di cristiano nei confronti di un uomo che stava per morire, arrivato da poco insieme alla moglie e al figlio piccolo da molto lontano. Il caso di Mr Armadale era davvero doloroso: l’infermo aveva trascorso gran parte della sua vita nelle Indie Occidentali, la sua era stata un’esistenza per sua stessa ammissione, sregolata e dissoluta. Tre anni prima, poco dopo il matrimonio, erano cominciati a manifestarsi i primi sintomi di una grave malattia e i medici di Armadale gli avevano prescritto di trasferirsi in Europa in cerca di un clima migliore. Dall’Italia in Svizzera e dalla Svizzera a Wildbald, tappe di un calvario durante il quale Mr Armadale stava progressivamente paralizzandosi. Prima di morire, però Mr Armadale aveva intenzione di far leggere una lettera a Mr Neal, un avvocato di Edimburgo che suo figlio ora bambino avrebbe dovuto leggere una volta divenuto adulto. La lettera, non un testamento, che doveva essere in seguito spedita all’esecutore testamentario di Mr Armadale aveva tre obiettivi: primo, svelare le circostanze in cui era avvenuto il matrimonio “di una signora inglese di mia conoscenza”, secondo “fare piena luce sulla morte di suo marito avvenuta dopo breve tempo a bordo del mercantile francese La Gràce de Dieu”. Terzo punto, il più importante, “la lettera fatale” avrebbe dovuto avvertire il figlio di Armadale del pericolo che lo attendeva, quel pericolo “che si leverà dalla tomba di suo padre, quando la terra si sarà richiusa sulle sue ceneri”. Armadale era l’unico figlio vivente del defunto Mathew Wrentmore, delle Barbados, morto quando lui era solo un bambino. La madre di Armadale aveva un’adorazione per il figlio e l’aveva lasciato crescere nell’ozio e nello svago tra persone per le quali “la mia volontà era legge”. Il ragazzino era stato battezzato con il nome Allan che era quello del suo padrino, un ricco cugino paterno, Allan Armadale, il quale aveva alcuni possedimenti lì vicino. Quando Armadale compì ventuno anni, il ricco cugino scrisse una lettera nella quale offriva al suo figlioccio di diventare erede della sua proprietà nelle Indie Occidentali. Tutto questo perché l’unico figlio dell’anziano Allan Armadale si era irrimediabilmente macchiato d’infamia, aveva abbandonato la casa avita e il padre lo aveva ripudiato per sempre. Il giovane Allan aveva accettato e dopo la morte del cugino era diventato il più ricco proprietario delle Barbados.
“Questo fu il primo evento della catena, il secondo seguì sei settimane dopo”.
Armadale, il romanzo che Thomas Stearns Eliot giudicò come “il miglior libro di Wilkie Collins”, è lungo poco più di ottocento pagine, ma nonostante ciò non annoia un solo istante. Il lettore assiste a una serie di episodi coinvolgenti, a colpi di scena, identità scambiate, maledizioni ereditate, passioni sfrenate, odi insanabili, in sintesi a tutti quei sentimenti che albergano nel cuore degli uomini che mai come in questo libro appaiono così fallaci. Sta tutta qui la modernità dell’inventore del romanzo poliziesco.
“Non posso accusare nessuno. Posso solamente affermare che a salvarmi la vita fu la mia vecchia balia negra, che in seguito ammise di aver usato il noto antidoto africano a un noto veleno di quelle parti”.
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