I miracoli di Val Morel
- Autore: Dino Buzzati
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2012
Esistono i miracoli? Questa domanda probabilmente, prima o poi, ogni persona se la pone almeno una volta nella propria vita. Trovare una risposta oggettiva, certa, che possa essere supportata da prove inconfutabili è molto difficile, per non dire quasi impossibile. La letteratura ha provato a toccare questo tema in tante forme, modi e tempi diversi, ma pochi sono gli autori, a parte quelli di testi sacri o religiosi, che sono capaci di offrire un punto di vista interessante e utile alla riflessione, indipendentemente dalla visione della vita di ciascuno e dalla personale fede.
Dino Buzzati nella sua multiforme produzione ha spesso affrontato questo argomento con una profondità di sguardo, assai rara in altri autori, che rende le opere in cui racconta il soprannaturale molto preziose per la capacità di valorizzare ogni evento, ogni storia, ogni personaggio, anche quello apparentemente meno significativo, riuscendo a renderlo verosimile.
I miracoli di Val Morel (Mondadori, 2012) è un libro importante perché è l’ultima opera di Dino Buzzati pubblicata mentre era in vita. Il testo, edito per la prima volta nel 1971 da Garzanti, è stato in seguito ristampato negli Oscar Mondadori nel 2012 in occasione dei quarant’anni dalla scomparsa dello scrittore bellunese dopo che il libro era stato messo fuori catalogo e risultava quindi introvabile. Si tratta di un’opera molto particolare nella quale Dino Buzzati affianca alla narrazione scritta, in forma quasi di didascalia, una serie di tavole a colori, da lui dipinte in occasione di un’esposizione di suoi quadri allestita in una galleria d’arte a Venezia proprio nel 1971, pochi mesi prima della sua scomparsa.
Trentanove racconti supportati da altrettanti quadri raffiguranti grazie ricevute da ex voto nella zona della Val Belluna in un’arco di tempo molto ampio, che abbraccia vari secoli fino ad arrivare al Novecento. Tali miracoli, presunti o realmente avvenuti, sono comunque un’interessante testimonianza della viva fede dell’uomo e di come la devozione verso i santi abbia svolto, e continui a svolgere, un ruolo importante soprattutto in Italia. Tali grazie, particolare, vengono tutte attribuite in quest’opera a Santa Rita da Cascia e la loro attendibilità viene lasciata all’interpretazione del lettore, libero di credere a ciò che preferisce.
L’autore riesce a esprimersi attraverso questo libro nelle due forme d’arte a lui più congeniali, come già aveva fatto in altri testi, ma soprattutto soddisfa la sua passione per la pittura che, per sua diretta ammissione, rimane più grande rispetto a quella per la scrittura. Egli dimostra una grande sensibilità per tutti quegli aspetti della vita che sono avvolti nel mistero e che l’essere umano ha sempre cercato di indagare. La differenza è che Dino Buzzati sembra possedere, a differenza di molti altri scrittori, oltre che una predilezione per il genere fantastico e il soprannaturale, una particolare capacità di saperlo raccontare senza mai cadere nel pregiudizio, nella banalità, nella prevedibilità, nella sufficienza o nella superficialità. Esplorare ciò che è ignoto significa avere la curiosità, l’intelligenza e soprattutto l’umiltà necessaria per poter tenere viva l’attenzione del lettore.
Buzzati riesce nella sfida grazie al suo talento ma anche grazie alla capacità di mettersi in gioco rimanendo il più possibile obiettivo e lasciando a chi legge il compito di esprimersi. Tra incendi, rapimenti, apparizioni di animali giganti o comunque dotati di poteri non comuni, catastrofi naturali, tentazioni e seduzioni amorose, la narrazione, anche quando breve e affidata più alle immagini che alle parole, risulta sempre affascinante non solo da un punto di vista letterario, ma anche storico e antropologico, al punto da coinvolgere non credenti e persone di fede allo stesso modo. L’autore attribuisce il ritrovamento di tali grazie accompagnate dalle immagini a un fantomatico Toni Della Santa, la cui esistenza è avvolta nel mistero, il quale gli avrebbe mostrato un santuario dedicato a Santa Rita in un punto sperduto lungo una strada in una località della Val Morel, nome inventato ma riconducibile a una zona della Val Belluna. Dino Buzzati in questa sua ultima opera decide di tornare alle sue origini, alla sua terra lasciata da giovane per andare a lavorare a Milano come giornalista e rappresenta una sorta di testamento spirituale. Egli, pur dichiarandosi ufficialmente non credente, mostra un’assoluta convinzione che la spiritualità sia fondamentale nella vita dell’uomo, perché egli stesso spera che i miracoli esistano: solo grazie alla preghiera l’essere umano può elevare la sua anima e tenere viva la speranza che l’esistenza non sia solo delusione, sofferenza, dolore, illusione o un’aspettativa mal riposta, ma che sia anche serenità, pace e persino gioia.
Impreziosito dalla prefazione di un grande giornalista come Indro Montanelli, che fa dell’autore un ritratto simpatico ma significativo perché basato sulla diretta conoscenza del Dino Buzzati uomo, e dall’attenta e sapiente riflessione di Lorenzo Viganò nella sua postfazione, I miracoli di Val Morel è un libro da non perdere per sapienza narrativa, originalità e capacità di emozionare. Dino Buzzati conferma in quest’opera di essere uno dei più grandi scrittori italiani non solo del Novecento, ma di ogni epoca, perché capace di esplorare confini raramente varcati con tale attenzione, perché riesce a rendere visibile l’invisibile e perché la sua fantasia inesauribile non è mai separata dalla realtà ed è, per questo, in grado di emozionare il lettore. Un autore immortale, non sempre abbastanza ricordato, che sa essere sempre attuale con i suoi libri e che ci lascia una grande testimonianza di amore per l’uomo, per la scrittura e per la vita.
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