Una vita
- Autore: Italo Svevo
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
Una vita (in origine dal titolo Un Inetto ) rappresenta il primo degli avventurosi viaggi interiori di Italo Svevo alla ricerca del significato della vita e il senso del destino di un uomo e la sua coscienza. Una narrativa definita interrogativa che arriverà alla stesura successiva della Coscienza di Zeno, un cammino nell’oscurità della propria psiche.
Una vita, primo romanzo sveviano, venne pubblicato nel 1892 e del famoso scrittore triestino possiede tutti i principi tematici della sua narrativa: monologhi interiori e flussi di coscienza. Venne scritto in un tempo nel quale l’atteggiamento fiducioso nazionale aveva ceduto alla percezione della catastrofe: erano anni in cui persisteva una profonda crisi dei valori e della cultura e lo stesso Svevo era influenzato dal pensiero di Arthur Schopenhauer. Il destino dei vinti divenne una ricerca assoluta per lo scrittore, un morbo, quello dell’inettitudine, che alla fine del diciannovesimo secolo stava contagiando tutta la grande letteratura critica europea e che porterà al tramonto della Mitteleuropa.
Protagonista è Alfonso Nitti, un giovane colto, da poco arrivato a Trieste per svolgere il suo lavoro di impiegato presso la Banca Maller. L’insoddisfazione per un lavoro ripetitivo e abitudinario lo porterà ben presto a trovare un suo riscatto intellettuale e personale nella letteratura. Ambizioso, desidera emergere socialmente per placare la sua natura di sognatore e partecipa ai salotti letterari in casa del banchiere Maller, intrecciando una relazione amorosa con la figlia Annetta. Forse il momento tanto atteso di rivincita sociale sembra essere arrivato e, in procinto del matrimonio, all’improvviso colto da paura, lascia tutto e tutti per far ritorno al suo paese natale. La madre era gravemente malata e a lui sarebbe toccato il compito di starle accanto. Rientrato a Trieste, non sarà più accolto benevolmente come era stato un tempo. Dopo la sua fuga molte cose erano decisamente cambiate. Annetta era in procinto di sposare un cugino e il nuovo incarico in banca era inferiore alla sua prima mansione. Alfonso, per quanto si sforzasse di rientrare nelle grazie della famiglia Maller, otterrà solo l’effetto opposto. Rifugge dal pensiero di essere un uomo sconfitto e trasforma i suoi fallimenti in un illusorio successo. La rinuncia diveniva così nella sua mente una conquista, fino alla tragica presa di coscienza della propria realtà.
“Si trovava, credeva, molto vicino allo stato ideale sognato nelle sue letture, stato di rinuncia e di quiete. Non aveva più neppure l’agitazione che gli dava lo sforzo di dover rifiutare o rinunciare. Non gli veniva più offerto nulla; con la sua ultima rinuncia egli s’era salvato, per sempre, credeva, da ogni bassezza a cui avrebbe potuto trascinarlo il desiderio di godere. Non desiderava di essere altrimenti. All’infuori dei timori per l’avvenire e del disgusto per l’odio di cui si sapeva oggetto, egli era felice, equilibrato come un vecchio … Ora aveva dimenticato i sogni di grandezza e di ricchezza e poteva sognare per ore senza che fra’ suoi fantasmi apparisse una sola traccia di donna.“
Un personaggio inetto e inadeguato, un uomo negato all’azione, il cui pessimismo, l’incapacità di vivere con gli altri e la mancanza di volontà nell’affrontare la realtà non gli permetteranno di poter gioire dei successi che la vita gli aveva concesso.
In questo romanzo c’è tutto Svevo e la sua coscienza linguistica: una narrativa che analizza la propria storia inquieta, passa al vaglio ogni possibile momento, perché tutto si specchia nel complesso mondo sveviano.
Una vita
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